La foto del figlio per avere giustizia 28 anni dopo

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Prima che l’udienza cominciasse hanno affisso sui muri intorno al Tribunale civile di Rialto articoli dell’epoca con le foto del ragazzo morto nell’incidente nautico. Sentenza attesa a ore, quella del giudice civile che deve decidere sulla denuncia presentata da Giampaolo Boscolo, che nel 1992 ha perso il figlio Luca, annegato dopo che la sua barca era stata investita in laguna da un’altra imbarcazione. Da ventotto ani il padre disperato chiede giustizia. Ha combattuto una battaglia difficile, che adesso potrebbe anche vederlo vincitore. Vuole che sia riconosciuta la responsabilità di chi quella sera aveva investito il barchino con a bordo Luca, 14 anni. Dopo l’urto il ragazzino era stato sbalzato in secca. Svenuto per la botta in testa, era annegato in mezzo metro d’acqua. «Non hanno riconosciuto nemmeno l’omissione di soccorso, evidente», ricorda Giampaolo. Il processo penale però non ha riconosciuto alcuna colpa. Così avvalendosi dell’amico Vincenzo Pipino, ladro gentiluomo esperto di difese legali dei carcerati quando era in galera a Rebibbia, ha provato la strada del Civile. Denuncia accolta, e ieri l’ultima udienza. Il legale dei Boscolo, l’avvocato Liberatore, ha chiesto che fossero esaminate le perizie. E ricordato come nel processo le perizie di parte erano state fatte «in assenza della parte offesa». Nel pomeriggio il giudice ha dichiarato conclusa l’udienza e si è riservato la decisione.
«Vogliamo solo giustizia», ripete Boscolo. Nella prima udienza per la riapertura del procedimento, nel novembre scorso, si era presentato con magliette stampate per l’occasione. «Giustizia per Luca».
Ieri l’affissione dellecopie degli articoli scritti all’epoca dai quotidiani cittadini con i titoli sul tragico incidente, «Collisione al Lido, ragazzo di 14 anni disperso in laguna». E il giorno dopo: «Povero Luca, ripescato il corpo. «Avevamo la pila accesa», diceva il fratello che guidava il barchino». —
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