La crisi dei viaggi a Venezia porta alla “scomparsa" dal mercato di tremila alloggi turistici

VENEZIA.
La crisi dovuta alla pandemia ha spazzato via tutto, mercato del turismo incluso. Così dagli undicimila appartamenti presenti sul portale Airbnb ora ce ne sono solo ottomila. I tremila scomparsi dalla piattaforma hanno cambiato identità, trasformandosi in gran parte in locazioni per residenze.
Qualche giorno fa l’associazione “We are here Venice” ha postato su Facebook un articolo su come l’amministrazione comunale di Lisbona stia affittando a prezzi calmierati gli appartamenti vuoti, favorendo la residenzialità.
Emanuele Dal Carlo, imprenditore ed referente della cooperativa internazionali di Fairbnb.coop, ha risposto dicendo che questo in parte sta avvenendo anche a Venezia, come dimostrano appunto queste tremila locazioni tolte dal portale.
«Quando si pensava che nulla potesse intaccare il turismo molti residenti si sono fatti un mutuo per acquistare un altro appartamento, utilizzarlo come locazione e pagarci con il ricavato le spese» spiega Dal Carlo. «Con la crisi attuale quindi c’è chi può stare con un appartamento sulla piattaforma anche se provvisoriamente non viene affittato, ma ci sono anche molte persone che, pur di affittarlo, sono tornate a stipulare contratti con i residenti».
Per Dal Carlo questo dimostrerebbe anche che a Venezia c’è bisogno di case per i residenti e che il turismo le ha sottratte di fatto a chi ci abita. L’imprenditore da anni è attivo nel portale che cerca di unire il turismo alla residenzialità. La cooperativa Fairbnb ha lo scopo infatti di promuovere e finanziare progetti locali o di assicurarsi che la ricaduta economica derivata dall’affitto di una locazione, ricada nel territorio.
«Chiediamo che gli host siano locali, ci assicuriamo che non sia fatto nulla in nero e come regola un host può avere al massimo una seconda casa da affittare» spiega Dal Carlo. «Applichiamo una commissione del 15% a chi prenota e la metà viene donata, a scelta dal turista, su un progetto locale come all’associazione Masegni e Nizioleti o lo Squero di San Isepo. In questo periodo abbiamo aggiunto inoltre anche la possibilità di donare al fondo per l’emergenza coronavirus della Regione». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia