La cripta dove riposa il patriarca Cè aperta ogni lunedì

È salito in cielo il 12 maggio il patriarca emerito Marco Cè: è spirato alle 20,15, all’ospedale dei santi Giovanni e Paolo. E le campane di San Marco hanno suonato a lutto. Ora riposa nella Cattedrale. La cripta sarà accessibile per la preghiera dei fedeli da questa sera, ogni lunedì, dalle 17 alle 19. L’apertura, solitamente riservata, è straordinaria: un gesto voluto dal patriarca Moraglia, annunciato dai Canonici della Basilica e apprezzato dai veneziani.
Giubilano le suore: «Verremo a salutarlo e pregheremo sulla tomba. Nella sua Casa verranno tutte le sue pecorelle. Grazie, Patriarca Francesco, per il grande dono».
Applaudono i fedeli dei gruppi di ascolto nati dall’intuizione del Patriarca Marco per approfondire la conoscenza della Bibbia: «Una bella notizia e una decisione saggia. Finalmente possiamo accedere alla cripta, finora inaccessibile. Aveva sempre un cordone rosso. Era riservata, a pochi e scelti, per cerimonie. Chiedevamo di entrare, i custodi ci allontanavano ma l’ordine arrivava dai monsignori. Non una Chiesa d’elite ma una Chiesa aperta a tutti, ai laici e ai religiosi. Proprio come la vedeva il Patriarca Marco, ora il Patriarca Francesco e a Roma Papa Bergoglio. Grazie».
Una Chiesa umile che è andata incontro alla gente, credente e non, quella del Pastore Marco. Una Chiesa che ha dato vita ad opere caritative per i poveri nel segno della gratuità (la mensa Betania, il dormitorio Betlemme) e ha sostenuto associazioni laicali di volontariato. Questo è stato il suo fecondo cammino. Una Chiesa, la sua, impregnata dello stile del Concilio Vaticano II. Tutti confermano. Anche dalla diocesi di Padova. Don Roberto Calderaro, parroco di Santa Margherita d’Adige, che nei giorni scorsi ha pregato lunghe ore nel battistero della Basilica davanti alle spoglie mortali del Cardinale, ne descrive la figura: “Era Vescovo del popolo, come Ballestrero, Magrassi, Martini, Pellegrino, Tettamanzi, Tonini, secondo il Concilio Vaticano II e le indicazioni del magistero dell’ormai beato Paolo VI».
Anche la parlamentare Rosy Bindi, presente al funerale, ha sottolineato questa specificità: «Con la scomparsa del Cardinale Cè la Chiesa perde un grande pastore, un uomo di altissima spiritualità che è stato punto luce di tante generazioni, della mia in particolare. Lo ricordo assistente dell’Azione cattolica e Patriarca di questa città. L’Italia tutta perde un punto di riferimento morale e civile perché il Cardinale Cè da uomo di fede è sempre stato molto attento al rispetto del principio della laicità. I problemi del Paese li ha seguiti da Pastore, da uomo di fede, denunciando sempre con la forza della fede quando i diritti delle persone venivano calpestati. Non c’era nessuna ingerenza di quelli che sono gli strumenti propri della politica della comunità civile. Era un Vescovo del Concilio Vaticano II. In questo periodo storico nel quale la Chiesa ci ha dato due Papi Santi e ci sta dando un beato, Paolo VI, credo che dal Paradiso il Cardinal Cè ci seguirà».
Intanto oggi il patriarca Moraglia partecipa a Roma all’assemblea generale della Cei (Conferenza episcopale italiana) che sarà aperta - novità degli ultimi decenni - da un intervento di Papa Francesco.
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