La battaglia climatica di Cesare Bulegato, dai campi all’Università

Lavorando a contatto con la terra, il ventiduenne ha toccato con mano gli effetti dell’emergenza ambientale e da rappresentante degli studenti ha portato la lotta ecologica a Ca’ Foscari

Maria Ducoli
Cesare Bulegato con la sua capra Cricchetta nell'azienda agricola di famiglia
Cesare Bulegato con la sua capra Cricchetta nell'azienda agricola di famiglia

Vedere il cambiamento climatico sulla propria pelle e studiare per poter dare il proprio contributo per risolverlo. É la storia di Cesare Bulegato, ventiduenne di Mogliano, che fin dai tempi della scuola trascorreva i pomeriggi all’aria aperta dando una mano nell’azienda agricola di famiglia, “La zucca vuota”.

Azienda nata un po’ per caso, costituita dal padre Federico per reinventarsi dopo il licenziamento da parte della multinazionale per cui lavorava. Due ettari in parte coperti da piccoli frutti, ma anche da ortaggi, due pony, quattro capre, galline, anatre e altre bestie, la conta dei presenti nella fattoria dei Bulegato.

Lavorando la terra, assistendo al corso della natura in tutte le sue forme, Cesare si accorge in prima persona della brusca accellerata del cambiamento climatico, delle stagioni impazzite e delle piante scombussolate.

«È come se ti stessero sfilando qualcosa da sotto i piedi» commenta, rendendo bene l’idea di cosa significhi per i giovani vedere un pianeta sempre più sofferente, l’ecoansia avvertita dai tanti manifestani per il clima.

Da qui il desiderio di capire meglio ciò che sta succedendo lo porta a iscriversi al corso di laurea in Scienze Ambientali a Ca’ Foscari. Non solo studia, ma le questioni legate all’ecologia diventano anche il cavallo di battaglia della sua esperienza come rappresentante degli studenti.

«Mi sono candidato un po’ per caso» spiega, «avevo saputo che al campus di via Torino le elezioni non erano andate bene e mi sono buttato. Due anni dopo, a mandato ormai quasi terminato, sono soddisfatto». Tra le sue imprese principali anche la Dichiarazione dello Stato di Emergenza Climatica ed Ecologica (Dece), «un documento con cui si chiede all’Università di prendere atto della situazione e di impegnarsi concretamente per realizzarla, anche tramite l’approvazione delle proposte dei rappresentanti degli studenti» spiega, aggiungendo che in cinquecento avevano firmato la petizione per chiedere l’adozione della dichiarazione da parte dell’Ateneo, che l’ha approvata all’unanimità in Senato Accademico, lo scorso anno.

«Il mio rammarico? La mancanza di associazioni ecologiste a Ca’ Foscari. È assurdo che ci siano rassegne su ogni cosa, pure sui manga, e non sul cambiamento climatico» commenta. Da qui, il desiderio di fare di più, di continuare la propria battaglia per l’ambiente, iniziata a casa e proseguita con perseveranza nei suoi anni universitari. 

«Sono ancora candidato alle elezioni studentesche del prossimo aprile, c’è ancora molto da fare» spiega «quest’esperienza mi ha fatto capire che mi piacerebbe provare a buttarmi in politica, più avanti. Perché l’attenzione per l’ecologia passa anche e soprattutto da lì». 

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