Jesolo piange Vasco Bettin storico fondatore del Muretto

Jesolo
Si è spento a Padova Vasco Bettin, fondatore della discoteca Muretto. Avrebbe compiuto 92 anni il 13 dicembre, ma la lunga malattia lo ha infine strappato all’affetto della sua famiglia. È spirato in una clinica padovana dove era ricoverato da diversi anni. I funerali si sono svolti in forma strettamente privata a Padova e, come da sue volontà, è stato cremato. Bettin si era ritirato da tempo, ma era stato un imprenditore e uomo di grande tempra. Con la sua famiglia aveva aperto un ristorante, poi una prima balera che divenne una discoteca già famosa negli anni Cinquanta a Padova. Ancora non sapeva, poco più che ventenne, di avere davanti a sé oltre mezzo secolo di storia con quella che sarebbe diventata la discoteca tra le più conosciute in Italia e Europa, il Muretto. Una discoteca che è rimasta anche l’unico mito intatto nei decenni: neppure l’incendio del 1991 l’aveva scalfito.
La data storica è il 1961, quando Vasco Bettin decise di diversificare le sue attività di intrattenimento. Dalla “Primavera Dancing”, poi divenuta M2, di Padova si era trasferito armi e bagagli sul litorale a Jesolo, allora in forte crescita sulla costa veneziana. Quel lido di Jesolo che si stava affermando tra le località turistiche emergenti in Italia. Bettin era del mestiere e aveva già intuito le potenzialità di questa spiaggia. Decise di trasformare una pista per go kart in via Roma destra in un locale da ballo. Un’ampia zona per ballare, qualche ombrellone, un piccolo muro perimetrale. Era nato il “Muretto” .
Non passarono molti anni che la discoteca divenne una delle più amate e ambite della costa Veneta. Arrivarono Mina e Patty Pravo, James Brown. Prima ancora si era esibito Ray Charles. Una discoteca in cui potevi incontrare seduta al tavolino Carolina di Monaco.
Il signor Vasco ha vissuto così gli anni migliori di questa Jesolo da bere, lui che era un viveur e un uomo di stile e classe non comuni, educato e dai modi eleganti aveva imparato a vivere direttamente sul campo, frequentando quel jet set agli albori degli anni settanta e poi ottanta.
Sportivo, era appassionato di barche, passione poi trasmessa anche ai figli, a lui molto legati. Scherzava spesso con loro: «Non è vero che la discoteca fa male vista la mia età». E lui era la dimostrazione, ultranovantenne che di certo non aveva vissuto una vita tranquilla da travet.
La malattia lo ha indebolito e piegato solo negli ultimi anni e mai ha dimenticato la sua discoteca e gli anni d’oro vissuti in una Jesolo che sentiva anche sua. Lo ricordano tanti albergatori e operatori del turismo che lo hanno conosciuto nei decenni trascorsi e alla famiglia sono andate le condoglianze del sindaco Valerio Zoggia.
La sua scomparsa ha ricordato una Jesolo che oggi appare così lontana, fatta di divertimenti semplici e autentici, ma sempre con stile ed eleganza. —
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