«Io ho sterzato, Carlo non ce l’ha fatta»

Luca Carraro, amico di Simonetto, tornava con lui da Jesolo. «Ho cercato con tutte la forze di aprire la portiera»
Sandro Perissinotto

FOSSALTA DI PIAVE

«Ho visto Carlo riverso sui sedili e ho cercato, con tutta la mia forza, di aprire la portiera e rompere i vetri, ma purtroppo non ci sono riuscito. Era difficile perchè l’impatto frontale aveva accartocciato l’auto e reso molto difficile aprire le portiere». Luca Carraro, con la voce rotta dall’emozione, con la memoria va ai ricordi di domenica sera, poco prima dell’impatto con l’auto che proveniva da Caposile.

Amico e coetaneo di Carlo Signoretto, il 23enne disegnatore di circuiti elettrici alla General Electric Italia di Noventa, morto nello schianto di Caposile, domenica sera al ritorno da una serata a Jesolo, Luca Carraro è ancora sotto choc.

«Stavamo tornando a Jesolo dopo una giornata trascorsa in allegria, con un gruppo di nostri amici. Io, con la mia auto, precedevo quella di Carlo e, a poche centinaia di metri dal ristorante “Vecio Piave”, ho visto che l’auto proveniente dalla corsia opposta mi stava investendo. Ho avuto, istintivamente, la prontezza di riflessi per sterzare a destra e l’auto mi ha colpito sulla fiancata e sulla ruota posteriore. La mia auto si è girata su se stessa, fermandosi poi sulla corsia opposta. Fortunatamente non arrivava nessuno in quel momento. Mi sono reso conto che non ero ferito e ho cercato invano il telefono, che nell’impatto era caduto a terra. Sono sceso e mi sono diretto prima verso l’auto con cui mi ero scontrato».

Al conducente dell’auto, Carraro ha chiesto se stesse bene e ottenuta la risposta positiva, si è diretto verso la Peugeot 208, l’auto dell’amico. «Ho visto Carlo riverso sui sedili e ho cercato, con tutte le mie forze, di aprire la portiera e rompere i vetri. In quell’istante sono sopraggiunte delle persone in nostro soccorso e con il loro cellulare ho telefonato a mio padre, mentre l’altro soccorritore aveva prontamente chiamato il 118. Ho poi recuperato il mio telefono e avvisato la sorella di Carlo. Dopo pochi minuti sono arrivati mio padre e i familiari di Carlo». Poco dopo, quando i medici gli hanno detto che per il suo amico non c’era più nulla da fare, il mondo gli è crollato addosso.

Luca e Carlo si conoscevano e si frequentavano dai tempi della scuola. Erano, tra loro, molto affiatati. Per il Covid, in questo periodo di restrizioni, quando uscivano insieme, preferivano spostarsi ognuno con la propria auto. Anche domenica avevano raggiunto l’amico jesolano in orari diversi, per poi rientrare in tempo utile ed essere a casa alle 22.

Carlo è ricordato come un ragazzo tranquillo, una persona pacata e gentile, sempre disponibile. «Su di lui potevamo sempre contare». Questo ritratto di Carlo è confermato anche dalle quattro amiche dei due fossaltini, che hanno voluto portare una parola di conforto a Carlo, l’amico ancora scosso.

Intanto è stata fissata la data dei funerali, che saranno celebrati venerdì. Dopo che l’autorità giudiziaria ha rilasciato il nulla osta, i familiari hanno concordato la data con le onoranze funebri Lèssi. L’ultimo saluto a Carlo Simonetto sarà alle 10.30 nella chiesa di Fossalta, e il rosario domani alle 19.30. Per l’epigrafe è stata scelta una significativa foto del ventitreenne, con lo sguardo rivolto lontano e accanto una rosa bianca e poche, ma significative parole, scelte dai familiari per annunciare i funerali: “Il Signore ti ha accolto tra le sue braccia”.

Parole semplici, perfettamente in linea con la schiettezza e la semplicità di Carlo.—

Sandro Perissinotto

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