«Investite in Carinzia, conviene»

L’invito agli imprenditori del Veneto orientale. Basso (Meolo): «Così da noi le imprese chiudono»
Di Giovanni Monforte

MEOLO. «Cari imprenditori, venite a investire da noi. L’Austria, e in particolare la Carinzia, sono sinonimo di stabilità e successo. Un’opportunità da non perdere, con vantaggi economici e fiscali, contributi e terreni a prezzi imbattibili». Suona così la lettera che diversi imprenditori del Veneto Orientale si sono visti recapitare da alcune società di investimento e promozione territoriale d’oltre confine.

La missiva si concludeva con l’invito a partecipare a una cena di lavoro a Fiume Veneto, nel corso della quale alcuni esperti avrebbero illustrato i vantaggi di trasferire in Austria le proprie attività.

Di per sé una legittima attività di marketing territoriale, volta ad attrarre nuovi investimenti. Ma, in un periodo di profonda crisi, l’iniziativa ha sollevato un vespaio di polemiche. Tanto che il sindaco di Meolo, Michele Basso, informato della vicenda da alcuni imprenditori della zona, ha deciso di renderla pubblica durante un incontro sulla situazione occupazionale che si è tenuto in municipio.

Un’assemblea convocata per fare il punto sulla vertenza della Ditec, l’azienda di Quarto d’Altino che ha deciso di spostare parte della produzione in Cina e Repubblica Ceca. Ora anche i Paesi più vicini sembrano intenzionati a fare «shopping» nel Veneto Orientale.

«Negli ultimi tempi ho riscontrato che sono sempre più frequenti nel nostro territorio queste proposte che vengono fatte ai nostri imprenditori per portare le loro attività all’estero», ha spiegato Basso, «Ritengo che queste iniziative distruggeranno le nostre attività già in grossa difficoltà, oltre a farci perdere posti di lavoro». D’altra parte, per un imprenditore «strozzato» dalla pressione fiscale italiana, l’offerta pare ghiotta. Nella lettera si parla in Austria di un’aliquota unica al 25% sugli utili di società e nessuna Irap da pagare. È possibile ottenere invece contributi per investimenti fino al 25%, nonché per ricerca e sviluppo fino al 60%. Poi anche una stoccata all’Italia, laddove riferendosi all’Austria si parla della «altissima stabilità politica e sociale, motivazione e produttività della forza lavorativa tra le più alte in Europa».

«Se i Paesi al di là dei nostri confini come Austria, Slovenia e Svizzera», prosegue il sindaco Basso, «ci portano via anche le aziende sane con la prospettiva di maggiori incentivi e maggiore stabilità politica, come se l’Italia fosse ormai la Repubblica delle banane, allora finiremo veramente per non dare più alcuna prospettiva di lavoro ai nostri cittadini. Sento particolarmente questa problematica da sindaco, che riceve ogni settimana curriculum dai miei concittadini con difficoltà lavorative».

Basso si rivolge a Governo e Regione. «Il grido d’allarme è lanciato ai politici regionali e al Governo Monti», conclude il sindaco di Meolo, «perché facciano qualcosa per le piccole e medie imprese venete, prima che chiudano e delocalizzino oltre confine». Proprio come fanno le aziende della Carinzia. Della serie: non lavorate in Italia, da noi conviene.

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