Interporto, salta la vendita: tutto da rifare

Dopo il ritiro dell’offerta da 68 milioni per l’ex Cia se ne esaminano altre. Sindacati preoccupati
POSSAMAI MARGHERA: PORTO MARGHERA E ZONA INDUSTRIALE VISTA DALL'INTERPORTO 20/05/2008 © SALVIATO LIGHTIMAGE
POSSAMAI MARGHERA: PORTO MARGHERA E ZONA INDUSTRIALE VISTA DALL'INTERPORTO 20/05/2008 © SALVIATO LIGHTIMAGE

MARGHERA. Tutto da rifare per l’Interporto veneziano. Il Centro intermodale Adriatico (Cia) di via dell’Elettricità che si affaccia sul Canale Ovest e le altre società e beni di Eugenio De Vecchi in concordato fallimentare che, intanto, continua ad operare attraverso la “newco” Tia, ovvero Terminal Intermodale Adriatico srl.

La “Orlean Invest Holding ltd” dell’imprenditore ligure Gabriele Volpi aveva vinto il bando di vendita e sottoscritto i contratti preliminari per l’acquisto degli asset di Cia e di altre due società del Gruppo De Vecchi, Interporto spa e Sonora. Ma dopo il mancato accordo con due banche creditrici della Cia, la Orlean Invest Holding ha comunicato che «a seguito del mancato assenso da parte di due creditori ipotecari bancari alla cessione a favore di Orlean del credito vantato verso Interporto, nei termini contrattualmente stabiliti, si è verificata la condizione risolutiva prevista nei contratti sottoscritti e pertanto la cessione degli asset concordata non potrà avere corso».

La complessa procedura di concordato fallimentare è gestita dallo Studio legale milanese “La Scala” che ora procederà ad esaminare nuove al offerte di acquisto già pervenute in occasione del bando di vendita chiuso alla fine dell’anno scorso con l’aggiudicazione della Orlean Invest Holding e presentate in seguito da altri investitori interessati. Le offerte di altri acquirenti, per quanto è dato a sapere, non mancano, ma difficilmente ci sarà un’offerta come quella della Holding di Gabriele Volpi che ammontava a 68 milioni di euro e comprendeva la Cia e altre due delle cinque società del gruppo De Vecchi, gravate da circa 130 milioni di euro di debiti.

L’uscita di scena della Orlesan di un discusso imprenditore come Gabriele Volpi, molto attivo in Africa e al centro di due indagini per evasione fiscale, rimette tutto in discussione e finisce per innescare nuove preoccupazioni tra i sindacati che rappresentano i 60 dipendenti diretti della ex Cia e quelli del l’indotto. La newco Tia, nel frattempo, continua a ricevere e caricare merci e rinfuse, ma presto potrebbe avere problemi di liquidità con le banche e, di conseguenza, con il pagamento di fornitori e stipendi. Ma non è detta l’ultima parola. Il terminal dell’ex Cia è uno dei più importanti del porto commerciale ed è ancor capace di destare l’interesse degli investitori. La Cia di De Vecchi è stata avviata nel 1993 nelle aree riconvertire dell’ex Alusuisse-Alucentro e ora l’area di 150.000 metri quadrati, di cui 90.000 metri quadri di spazi coperti, 9.550 di immobili con uffici, magazzini autorizzati allo stoccaggio di cereali ad uso alimentare umano e anche zootecnico, dispone di una banchina di 500 attrezzata di gru, magazzini per cereali ad uso alimentare e spazi per lo stoccaggio di rifiuti non pericolosi. (g. fav.)

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