Infiltrazioni, analogie tra Lignano e Caorle
Il caso Vizzon richiama quello avvenuto per l’elezione di Striuli nel 2016, dove furono iscritti al voto sessanta rumeni

DEPOLO FGAVAGNIN 18/08/2011 CAORLE MUNICIPIO.
BIBIONE. Un piccolo terremoto. Le rivelazioni sulle presunte “falsificazioni del dato elettorale”: 400 campani trasferiti a Lignano e condotti al voto per favorire l’allora vicesindaco Giovanni Iermano, risultato poi primo fra gli eletti, contenute nella relazione della Direzione Nazionale Antimafia, hanno scosso la vicina Lignano Sabbiadoro. Ma non dovrebbe lasciare indifferente nemmeno il versante veneto del litorale. Perché il comandante della polizia municipale di Lignano coinvolto nell’inchiesta è anche un politico molto in vista nel Veneto orientale ed è ora consigliere comunale a San Michele al Tagliamento. Ma non solo. Sappiamo che Giuseppe Vizzon, secondo i magistrati antimafia, “si mobilitava per accelerare le pratiche dei richiedenti la residenza a Lignano, pratiche anagrafiche che, quando provengono da altri Comuni, non sono per nulla brevi”. Vizzon risulta così indagato “per vari reati connessi”. Aspettiamo le conclusioni dell’inchiesta prima di dare giudizi definitivi.
Questo episodio ci richiama comunque alla mente un altro, accaduto a Caorle in occasione delle elezioni amministrative del 2016, denunciato su queste pagine e mai smentito. Pochi giorni prima del termine previsto un collaboratore dell’imprenditore Claudio Casella ha depositato presso l’ufficio elettorale una serie di richieste di iscrizione ai registri elettorali da parte di 60 persone di nazionalità rumena. Diverse persone raccontano, il giorno delle elezioni, di sodali di Casella accompagnare persone al seggio in un andirivieni di auto che ha provocato pure l’intervento delle forze dell’ordine.
Luciano Striuli, in quelle elezioni, è stato largamente confermato sindaco di Caorle e Casella ha visto la nomina di due assessori, Giuseppe Boatto allo sport e Riccardo Barbaro ai servizi alla persona, a lui vicini. E il rinnovo, il 17 febbraio di quest’anno, del contestato accordo urbanistico denominato “Villaggio delle Terme” di cui è titolare lo stesso Claudio Casella. Tra il caso di Lignano Sabbiadoro e quello di Caorle in comune ci sono le cubature. «Il soggetto di interesse», scrivono i magistrati antimafia riferendosi all’allora vicesindaco di Lignano, Iermano, «forte del consenso popolare raggiunto, chiedeva e riusciva ad ottenere la presidenza della Commissione Edilizia di Lignano Sabbiadoro deputata alle concessioni per nuove costruzioni ma soprattutto alle proposte di stesura e variazione del Piano Regolatore urbanistico».
L’immobiliarista Claudio Casella sarà sicuramente stato stregato dalla passione per la disinteressata militanza politica. Che coincide comunque con il rinnovo dell’accordo urbanistico di cui è contraente. A Lignano come a Caorle i voti vengono “indirizzati” per aumentare il proprio peso politico nelle trattative che hanno il Piano regolatore, e le varianti relative, il terreno di battaglia e il territorio come preda. E che in quest’ambito siano ben presenti, e da tempo, gli interessi della criminalità organizzata lo documenta una ricerca dell’Osservatorio ambiente e legalità del Comune di Venezia (ora chiuso) e curato, un paio di anni fa, da Claudia Mantovan dell’Università di Padova. “Nella zona del litorale, in particolare a Eraclea e Caorle, si è assistito negli anni ad un vero e proprio processo di insediamento di persone affiliate alla camorra”, si legge nella ricerca dell’Osservatorio, “questo processo, per quello che possiamo ricostruire, inizia a cavallo tra anni ’80 e ’90, nel pieno del boom edilizio del litorale che seguono alla prima grande lottizzazione».
Sono passati quasi quarant’anni: si tratta di un processo di lunga durata in cui, evidentemente, si sono stratificati e consolidati interessi ed alleanze.
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