INCOMPIUTA LA MURAGLIA ANTI VELENI

PORTO MARGHERA. Oltre alle dighe mobili del Mose c'è un'altra grande opera pubblica da quasi 800 milioni di euro, realizzata al 94% per proteggere laguna e falda sotterranea dal dilavamento degli inquinanti tossici che imbottiscono sponde e terreni di Porto Marghera, che rischia di restare "incompiuta" e del tutto inutile, malgrado la spesa. Si tratta della “muraglia" lunga quasi cinquanta chilometri, fatta di palancole metalliche che sprofondano fino a 22 metri sotto i fondali e isolano le sponde dei canali industriali e delle Macroisole di Porto Marghera, convogliano in una condotta drenante (collegata al depuratore Pif di Fusina) le sostanze inquinate di cui sono imbottiti i terreni, veri e propri veleni che, altrimenti finirebbero in laguna e poi nel mare e in falda. In tutto sono previsti 47 chilometri di muraglia che circonderà il "Sito di interesse nazionale" (Sin) di Porto Marghera da bonificare e risanare, che il sindaco Brugnaro, nonostante la superficie sia stata ristretta nel 2013, vorrebbe far togliere del tutto con un apposito decreto del Governo.
Tant’è che nei giorni scorsi la Commissione parlamentare sulle Ecomafie ha redatto un documento in cui si parla di «una situazione preoccupante e di grande criticità a Venezia dove sulle macroisole di Porto Marghera con le sponde ancora non protette, (dove, ndr) non si riesce né a pompare fuori l'acqua inquinata né a impedire che questa venga rilasciata nella laguna». In tutto questo «non c'era nessun controllo sul Consorzio Venezia nuova – ha segnalato la Commissione – ente coinvolto nella realizzazione della bonifica e anche nelle inchieste sul Mose». A tutt'oggi, infatti, sono stati realizzati quasi 42 dei 47 chilometri di muraglia con un costo di 788 milioni di euro, provenienti dal fondo alimentato dalle transazioni pagate all'Avvocatura di Stato dalle aziende (da Eni a Montedison, fino alle industrie ancora attive oggi ) insediate a Porto Marghera, a titolo di risarcimento, per mettere insicurezza la laguna e la falda sotterranea. Su questi fondi e la loro gestione sta indagando la magistratura, tanto che il presidente di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas, ha parlato di «richieste di transazioni esose relative ad un supposto danno ambientali che aumentano ancor più i costi di bonifica».
Gli ultimi cantieri, affidati al Consorzio Venezia Nuova fin dal 2005, stanno ultimando il marginamento del canale Sud. «Non esistono dubbi sulla necessità di completare al più presto l'opera di marginamento della laguna - spiega il Provveditore alla Acque Roberto Daniele – Ma, purtroppo, si è bloccato il flusso di fondi dei risarcimenti e finché il ministero dell'Ambiente non stanzierà nuovi fondi, l'opera non potrà essere completata». I progetti esecutivi dei tratti mancanti ci sono, occorrono meno di 250 milioni, intanto – come ha rilevato anche la Commissione europea minacciando sanzioni – dalle sponde ancora senza “muraglia” continuano a defluire in laguna e nella falda gli inquinanti tossici delle industrie ora chiuse e interrati a Porto Marghera. (g.fav.)
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