Incidente mortale alla Fincantieri «Processate anche la dirigente»

Due anni fa un operaio venne investito da un camion all’interno del cantiere a Marghera Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per il conducente e per la responsabile dei Servizi generali
Fincantieri
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Oltre al conducente del camion che aveva investito il 34enne siciliano Giuseppe Fazio, morto l’8 marzo 2011 a due giorni dall’incidente avvenuto all’interno del cantiere Fincantieri di Marghera, il pubblico ministero di Venezia Angela Masiello ha chiesto di processare per concorso in omicidio colposo anche la responsabile dei Servizi generali di Fincantieri Carola Morosini, mestrina di 44 anni. Toccherà al giudice Alberto Scaramuzza, che ha già fissato l’udienza preliminare per il 20 gennaio, valutare se vi siano indizi e prove per il rinvio a giudizio dei due imputati. Era stato il camionista alla guida del suo mezzo a investire Fazio vicino alla mensa, ma per la rappresentante della Procura l’incidente era avvenuto in un’area in cui non sarebbero state segnalate come dovevano le corsie per i pedoni e a farlo toccava alla direzione dei cantieri ed in particolare alla responsabile dei Servizi generali, che tra l’altro è già finita sotto inchiesta per un altro incidente, nel quale un operaio albanese aveva perso una gamba, finendo sotto ad un muletto.

Fazio, residente ad Agusta, era da tempo in trasferta a Venezia come impiantista per una piccola impresa (Tf Impianti) che lavora in subappalto sulle navi da crociera in costruzione. Era finito sotto la ruota del camion in manovra dentro il cantiere, nei pressi dell’area della pesa dei carichi. Pesanti erano state le accuse dei sindacati: «La morte di Fazio», avevano scritto in una nota le segreterie di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm veneziane, «mette in evidenza le precarie condizioni di sicurezza del cantiere navale e del suo modello organizzativo fondato su una catena di appalti e subappalti che non ha eguali nel sistema industriale. C'è una vera emergenza, più volte denunciata, con una frequenza impressionante di infortuni nei cantieri navali». Il sindacato di base, Slai-Cobas, aveva criticato a sua volta i sindacati confederali e la Rsu per non aver indetto subito dopo l'infortunio lo sciopero. Gianni Fanecco, della Fim, aveva anche fatto presente che «la striscia del percorso pedonale si vede a malapena e non esiste alcun controllo interno, con adeguate sanzioni, per farla rispettare. Come pure non esiste un transennamento che, certo, sarebbe più efficace».

Dal canto suo, il camionista aveva la visuale parzialmente ostruita dai troppi oggetti presenti sul parabrezza e per questo potrebbe non essersi accorto dell’operaio. Per Fim, Fiom e Uilm si doveva tener presente «il contesto organizzativo, le centinaia di appalti e subappalti, spesso fuori controllo, e la viabilità interna nel cantiere, il transito dei camion, lo stoccaggio dei materiali, spesso caotici». Fincantieri si era difesa precisando che il lavoratore deceduto era «dipendente della ditta TF Impianti che da anni opera in cantiere, in associazione temporanea d'impresa con Simic e non in subappalto». Secondo Fincantieri quanto è accaduto era stata «una tragica fatalità del tutto assimilabile a un incidente stradale».

Giorgio Cecchetti

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