Inchiesta Palude, sedici società nel mirino: rischiano ammende
Il sistema sanzionatorio misurato sul valore delle singole imprese: fino a 500 quote sociali. All’orizzonte cause civili

L’elenco che apre le oltre novanta pagine dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari conta cinquanta voci. Se le prime 34 corrispondono alle diverse persone chiamate a rispondere a vario titolo dei fatti contestati nell’inchiesta “Palude”, le restanti si chiudono tutte con Srl, Ss, Srls o addirittura Spa.
La lista degli indagati, infatti, comprende anche 16 società: dalla Stella consulting di Renato Boraso alla Esa 2000 di cui risponde il fratello dell’ex assessore, Roberto; e ancora ci sono la Open Software di Nicola Milanese, ma anche la San Gabriele di Luca Volpato, legale rappresentante della società che fino a otto mesi fa si identificava nella figura del fondatore Matteo Volpato.
Insomma, con il 415 bis si cristallizzano le responsabilità penali personali ipotizzate dalla Procura, ma anche le posizioni delle varie ditte e imprese che, in qualche modo, avrebbero beneficiato del sistema di favori messo in piedi dall’allora titolare comunale della Mobilità.
Le singole realtà, in base a come andrà a chiudersi il processo, potrebbero venire condannate a multe e ammende calcolate prendendo a riferimento le quote societarie, poi potranno venire di nuovo trascinate in tribunale – civile, in questo caso – dalle parti che si siano costituite contro di loro che, sentenza penale alla mano, andranno a pretendere risarcimenti per i danni che riterranno di aver subito.
Saranno proprio i vari legali rappresentanti, quindi, a dover gestire la fase complicata che si aprirà in coda al giudizio della magistratura: nella maggior parte dei casi i nomi di queste figure non corrispondono agli indagati, eppure saranno loro ad apparire affianco ai loghi delle aziende finite nel ciclone, sempre loro a dover attuare le decisioni del giudice.
Certo, in molti casi tra l’amministratore di fatto e il responsabile nominale ci sono legami evidenti, traditi dai cognomi: vale per i due Boraso e i due Volpato, appunto, ma è possibile riconoscere nel novero pure Ivan Ormenese, legale rappresentante della Living Srl, chiaramente al posto del più noto Fabrizio Ormenese, in prima battuta finito in carcere assieme all’ex assessore.
Altri nomi, invece, apparentemente non c’entrano nulla: la Ma. Fra. Srl, ad esempio, pur essendo stata gestita da Francesco e Carlotta Gislon – padre e figlia – oggi si presenta negli atti con un diverso responsabile.
Alle aziende vengono mosse contestazioni collegate ai reati di peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e abuso d’ufficio, con le specifiche della pluralità di illeciti e della responsabilità per i reati che vengano commessi a loro interesse o vantaggio.
Nella pratica, significa che una ditta può venire condannata a pagare fino all’equivalente di cinquecento quote societarie. Poi si aggiungeranno le singole richieste e, nel caso in cui non fossero tutte ottemperate, ecco che saranno i legali rappresentanti a finire davanti al giudice.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia