Incendio a bordo. Riesplode la polemica sulle grandi navi

di Enrico Tantucci
VENEZIA Venezia torna a fare i conti con i rischi provocati dal passaggio delle grandi navi da crociera, ma anche con la concreta possibilità che i grandi gruppi crocieristici decidano di abbandonare lo scalo veneziano, per puntare su altre mete europee forse meno affascinanti, ma anche meno controverse per il passaggio delle grandi navi. Il pericolo che ieri è stato solo sfiorato dalla Zenith, ex Celebrity di Royal Caribbean e ora di Pullmantour – nella cui sala macchine si è sviluppato un incendio mentre la nave si trovava in laguna, ad alcune miglia al largo di Chioggia - riaccende la polemica, a due settimane di distanza dalla manifestazione con tafferugli davanti alla Marittima e in barca nel canale della Giudecca - a chi si batte contro il passaggio dei grattacieli del mare a poche decine di metri di distanza da Piazza San Marco, come fa il Comitato No Grandi Navi (ne riferiamo a parte.
Ma fanno sentire la loro voce preoccupata anche i grandi gruppi crocieristici, a cui questo clima di contrapposizione non piace, per la pubblicità negativa che comporta. «Venezia è un caso eclatante di destinazione che sta diventando problematica per la crociera, noi aspettiamo e vediamo», ha dichiarato ieri il presidente dell’associazione internazionale delle compagnie di crociera in Europa, Manfredi Lefebvre d’Ovidio, a margine della presentazione dell’ultimo rapporto del settore per il 2012. «Noi spostiamo le navi dove c’è un regime accogliente, dove non ci fanno manifestazioni contro», ha detto il presidente di Clia Europa. Parlando delle potenzialità per il settore crociere nei porti del Mediterraneo, secondo Lefebvre d’Ovidio «Barcellona è un esempio di quello che si può fare per accogliere i crocieristi». Dal canto suo, «la Francia ha un supporto da parte dei porti e del legislatore, una tradizione che accoglie il turismo estero, oltre ad una valorizzazione delle sue risorse» ricorda il presidente di Clia Europa. In Grecia «stanno lavorando lentamente, potrebbero fare di più e sicuramente le tensioni sociali scoraggiano: Atene è penalizzata».
Considerazioni che Lefebvre ha ribadito anche nel vertice romano al Ministero delle Infrastrutture di pochi giorni fa: le compagnie chiedono certezze e tempi di programmazione stabiliti per l’estromissione da San Marco.
Da parte sua, L’Autorità Portuale di Venezia, in relazione all’incidente occorso alla nave di piccola stazza Zenith, ringrazia la Capitaneria di Porto per il pronto intervento e la disponibilità del terminal container Vecon che ha accettato di ospitare temporaneamente la nave passeggeri pur dovendo riprogrammare l’attività del terminal commerciale e l’ormeggio delle navi presenti in banchina. «La disponibilità di Vecon - fa sapere l’Autorità guidata da Paolo Costa - sopperisce in via eccezionale alla necessaria identificazione di un porto rifugio per le navi, una necessità alla quale sarà in grado di rispondere il porto off-shore che potrà ospitare – oltre ad un termina petrolifero e uno container - anche uno spazio per soccorrere le navi in difficoltà, a qualsiasi titolo».
Il Comitato "No Grandi Navi", invece rilancia e pone la questione se un incidente con nave alla deriva fosse capitato a San Marco: «L’incendio scoppiato questa notte nella sala macchine della nave da crociera Zenith partita da Ravenna diretta a Dubrovnik dimostra una volta di più quanto sia inconsistente la sicumera con cui il presidente dell'Autorità Portuale, Paolo Costa, e il suo sodale della Venezia Terminal Passeggeri, Sandro Trevisanato, liquidano la possibilità di incidenti nel cuore della città e in laguna. Per non andare alla deriva senza motori, la Zenith ha dato fondo alle ancore tra Porto Levante e Chioggia: cosa succederebbe se un incidente analogo avvenisse in Bacino di San Marco oppure con la nave da crociera in coda nel Canale dei Petroli tra una petroliera, una chimichiera, una porta carbone, come vorrebbero Costa e il sindaco, Giorgio Orsoni, con le loro proposte?». È quanto dichiara polemicamente, con una nota del portavoce Silvio Testa, il comitato “No grandi navi”, rispetto all’incidente di ieri e alle sue relazioni con l’area veneziana. «Il decreto Clini-Passera va applicato da subito», prosegue il documento «le navi incompatibili vanno immediatamente estromesse dalla laguna, poi le Autorità si prendano tutto il tempo necessario per trovare e discutere le alternative, se ve ne sono. Il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, che non ha avuto neppure la cortesia di rispondere a una richiesta di incontro fattagli pervenire dal comitato “No grandi navi”, ha sostenuto lunedì che non imporrà nulla alla città e che le scelte andranno fatte a Venezia: se l’avessimo incontrato gli avremmo detto che istituzionalmente è inaccettabile che il 25 luglio, se quella è la data ultima, si decida solo tra le proposte che incidentalmente oggi sono sul tavolo, in un contesto fumoso e contraddittorio di dati economici, sociali, ambientali fondato su null'altro che le parole indimostrate del presidente dell’Autorità portuale. Se ha studi che le suffragano, li tiri fuori, così chiunque li possa leggere in modo critico».
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