In regalo al padre sarto il restauro della Madonna
Una nuova luce risplende sulla statua della Madonna con Bambino di Calle dei Fabbri. Non si tratta soltanto del marmo bianco, finalmente ripulito e brillante, su cui è scolpita la scultura, ma dell’ammirazione di Alessandro per il padre, il sarto Franco Puppato, al quale è dedicato il restauro, finanziato dal figlio. Nel 2011 il celebre sarto, vincitore di quattro mondiali di sartoria, ha soffiato su 70 candeline e festeggiato 50 anni di attività. Il figlio Alessandro ha pensato di omaggiare il padre con un regalo sicuramente originale, il restauro di una scultura che fa parte della famiglia e del laboratorio, dato che si trova esattamente di fronte alla sartoria. Posizionata a qualche metro da terra tutti i veneziani la possono vedere all’altezza della Libreria Goldoni, guardando all’insù. Visibilmente emozionato al momento dell’inaugurazione, avvenuta una mattina di qualche giorno fa, il signor Puppato ha detto poche parole, ringraziando la sua famiglia e gli amici più cari che lo hanno sostenuto in questi anni. Per realizzare questo regalo speciale Alessandro ha aderito a «Veneziani per Venezia», rivolto a commercianti o imprenditori, un progetto che si occupa da qualche anno di reperire fondi per il restauro di opere pubbliche. Il risultato, ottenuto dopo qualche mese di lavoro diretto dalla restauratrice Donata Cherido, restituisce alla città una statua che si era ormai annerita a causa di agenti atmosferici e inquinanti. «La sartoria è cresciuta sotto lo sguardo della Madonnina - racconta Franco Puppato, osservandola dal suo studio, pieno zeppo di stoffe, coppe e ditali provenienti da tutto il mondo - Mi ha sempre dato un senso di ottimismo e di protezione. Ogni giorno da sempre quando apro le finestre del laboratorio la vedo, infonde nell’aria fiducia e rafforza l’entusiasmo e la passione per il mio lavoro». Originario di Treviso, Franco Puppato inizia a lavorare come sarto con lo zio, ma poi si trasferisce per migliorare la tecnica a Venezia, diventando allievo di Antonio Napoliello, il suo primo maestro, e poi di Luciano Bonello. Una spilla dorata è appuntata sul cappotto: raffigura una forbice e un ago, lo stemma dell’Accademia Nazionale dei Sartori: «Non esiste il vestito più bello - afferma circondato da amici - ma personalmente devo riconoscere che per me fare un frac è un’emozione unica. Mi sembra di eseguire una sinfonia, dirigendola con ago e filo».
Vera Mantengoli
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