«In quel palco vedo l'accoglienza»
Il progettista: dall'Iuav al master in Teologia

L’architetto Stefano Bianchi
Ha 46 anni ed una passione che nasce da lontano, dagli anni dell'università, l'architetto padovano Stefano Bianchi, il progettista incaricato di disegnare e poi realizzare il palco papale del parco San Giuliano, dove domenica 8 maggio papa Benedetto XVI celebrerà la messa davanti a oltre 150 mila persone. La sua formazione è iniziata alla facoltà di Architettura di Venezia, ed è proseguita a Firenze, dove ha frequentato un master in Teologia e architettura di chiese, presso la Facoltà teologica dell'Italia centrale, diretto da don Severino Dianich. Alla passione per la storia dell'arte si è affiancata quella sacra, rafforzata da una specializzazione che gli ha permesso di diventare membro della commissione d'arte sacra di Padova. «Lo scorso anno mi è stato chiesto, dal Patriarcato, di realizzare un progetto preliminare per il parco San Giuliano - spiega l'architetto Stefano Bianchi - E' seguito l'iter per l'approvazione e l'inizio dei cantieri iniziati due settimane fa, che si concluderanno prima dell'8 maggio come previsto. L'idea progettuale dalla quale ero partito non è stata toccata nella sostanza, il Patriarcato ha chiesto un solo un ridimensionamento nelle misure». C'è soddisfazione nella voce di Stefano Bianchi che segue ora dopo ora i cantieri. «L'idea principale era di creare una struttura che desse l'idea di essere raccolti, anche se ci si trova in uno spazio aperto come il parco San Giuliano, un'area molto vasta - spiega l'architetto - Per questo, prima di arrivare al tamburello, è stata costruita una porta d'entrata alta 12 metri, una sorta di cesura tra il parco e la sezione liturgica». «Il palco papale - prosegue l'architetto - è stato definito una basilica a cielo aperto. Nel mettere insieme le componenti ho preso spunto delle basiliche di Aquileia e di San Marco. Particolare è il catino absidale dove sarà posta la sede papale, con ai lati le sedi dei vescovi. L'ambone e il ciborio ricordano da vicino l'interno di San Marco».
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