Imu, lite da 200 mila euro tra Venezia e Spinea

R.d.r.

spinea

È scontro legale e tributario tra il Comune di Venezia e quello di Spinea.

L’amministrazione veneziana, infatti, non intende pagare un euro dei 203 mila che Abaco - il concessionario del servizio di riscossione coattiva del Comune di Spinea - le ha intimato di saldare, quale Imu per gli anni 2013 e 2014 sulle case che possiede in via Pozzuoli, viale Sanremo e viale Viareggio. Nei giorni scorsi, la giunta Brugnaro ha così autorizzato l’Avvocatura civica a impugnare le ingiunzioni di pagamento davanti alla Commissione tributaria provinciale.

Quelle unità immobiliari - si legge nella delibera, approvata nella seduta di giunta del 26 ottobre - «dal loro acquisto siano ad oggi, sono state destinate ad edilizia residenziale pubblica. In particolare, si tratta di alloggi sociali, soggetti allo stesso regime degli alloggi assegnati dagli enti Iacp e Ater, concessi in locazione ad un canone agevolato, data la loro destinazione a edilizia residenziale pubblica».

Non certo case per far reddito, sostiene in sostanza il Comune di Venezia, che non intende pagare l’Imu su queste abitazioni. «Secondo quanto previsto dalla legge 160/2019», sostiene Ca’ Farsetti, «gli alloggi sociali, così come definiti dal decreto ministeriale del 22 giugno 2008, sono assimilabili ad abitazione principale e, pertanto, soggetti ad esenzione ai fini dell’Imu». In subordine, il Comune chiede gli sia riconosciuta l’aliquota al 7,6 per mille che il Comune di Spinea (con delibera del 2015) riserva a Iacp e Ater o al massimo quella dell’8 per mille, riservata ai provati che affittano con canone agevolato. Il Comune di Spinea, invece, non solo non ha riconosciuto alcuna esenzione dal pagamento dell’imposta sugli immobili a Venezia, ma ha anche applicato all’amministrazione l’aliquota massima del 9,5 per mille. Come si trattasse di seconde case. —



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