Immigrazione, smantellata rete di trafficanti: 24 arresti

Tra i trafficanti di esseri umani: Ghermay Ermias, etiope, e Redae Medhane Yehdego, eritreo, che operano sulla cosiddetta "rotta libica". In tutto avrebbero gestito la traversata verso l'Italia di più di 5400 persone. Dalle indagini è emerso che per ogni migrante l'organizzazione intascava tra i 1500 e i 2000 dollari. "Un milione di migranti pronti a partire per l'Europa" avverte il procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia

PALERMO. La polizia di Stato ha fermato, su ordine della Dda di Palermo, i componenti di un'organizzazione criminale transnazionale accusati d'associazione a delinquere e favoreggiamento di immigrazione e permanenza clandestina: eritrei, etiopi, ivoriani e ghanesi avrebbero favorito con enormi guadagni l'immigrazione illegale di migliaia di connazionali.

Sono finora 24 i fermati nell'operazione "Glauco II" della polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Palermo, che ha sgominata un'organizzazione dedita al traffico di esseri umani tra l'Africa e l'Europa.

Tra le persone coinvolte nell'indagine anche due personaggi noti agli inquirenti: Ermias Ghermay, etiope, e Medhane Yehdego Redae, eritreo, ritenuti tra i più importanti trafficanti di migranti che operano sulla cosiddetta "rotta libica". Ghermay, che vive e opera a Tripoli e Zuwarah, è latitante dal luglio del 2014, quando nei suoi confronti su emesso un provvedimento cautelare, esteso anche in campo internazionale, dopo il naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 davanti alle coste di Lampedusa, in cui persero la vita almeno 366 migranti. Del tragico viaggio l'etiope è ritenuto organizzatore e responsabile.

Immigrazione clandestina, la telefonata tra trafficanti di esseri umani

L'inchiesta, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Maurizio Scalia, ha portato a scoprire anche una cellula della stessa organizzazione criminale, complementare a quella che agisce in Africa, composta da eritrei che vivono in Italia, in particolare nelle province di Palermo, Agrigento, Catania e Milano. Questa parte dell'organizzazione, in cambio di altro denaro, gestisce le fughe dei migranti dai centri di accoglienza, dà loro il supporto logistico per restare clandestinamente in Italia e ne agevola il successivo espatrio, sempre illegalmente, verso altri Paesi dell'Ue come Norvegia, Germania e Svezia. L'indagine ha svelato, inoltre, transazione di denaro, prevalentemente movimentato tramite canali illegali, per centinaia di migliaia di euro.

A ciascun migrante pronto a partire per le coste italiane assegnava un numero che consentiva ai «cassieri» della banda di sapere con assoluta precisione chi avesse pagato per i «servizi» resi dall'organizzazione criminale. Non lasciava nulla al caso l'etiope Ermias Ghermay, tra i capi della rete transnazionale di trafficanti di uomini. I pagamenti delle prestazioni assicurate dai trafficanti - l'esborso per il viaggio verso l'Italia e la gestione clandestina della permanenza nel nostro Paese fino al trasferimento nel nord Europa, meta finale dei migranti - avvenivano in contanti, tramite postepay o servizi di trasferimento monetario come Western Union, ma anche per mezzo della cosiddetta Hawala, un metodo i pagamento a distanza antico, tipico del mondo arabo, che ora si avvale di moderne tecnologie.

La trasmissione dell'ordine di pagamento avviene via telex o internet, è quasi impossibile da intercettare, può essere confermata per telefono, aggira i canali ufficiali, non lascia tracce ed è quindi un mezzo spesso usato per il riciclaggio di danaro sporco e di finanziamento di operazioni terroriste. Considerevole il volume di affari della banda scoperta che avrebbe gestito centinaia di migliaia di dollari. Dall'inchiesta è emerso che solo in alcuni mesi del 2014 sono stati una quindicina i viaggi organizzati. In tutto i trafficanti di uomini avrebbero gestito la traversata verso l'Italia di più di 5400 persone. Dalle indagini è emerso che per ciascun migrante l'organizzazione intascava tra i 1500 e i 2000 dollari.

«Questa indagine ha consentito di verificare come funzioni il sistema organizzativo del gruppo criminale e messo in evidenza come si sposti il denaro da un Paese all’altro utilizzando un ulteriore meccanismo, tipico di alcune aree africane, detto »awala« che può sintetizzarsi nel sistema di compensazione tra soggetti diversi sulla base della fiducia tra gli stessi», un sistema clandestino di trasferimento di risorse, come ha spiegato il capo della procura della Repubblica di Palermo, Franco Lo Voi, nel corso della conferenza stampa sull’operazione.

Milionario il business della tratta di essere umani, considerand che sono stimati tra i 500.000 e 1n milione i siriani che sono pronti a imbarcarsi alla volta dell’Europa. Il prezzo medio pagato dai migranti per raggiungere la Libia da Paesi come l’Etiopia si aggira sui 5000 dollari. Il viaggio verso l’Italia, via mare sulle carrette del mare, costa sui 1500 dollari. L’organizzazione, previo pagamento di circa 400 euro, consente la fuga dai centri della Sicilia e allestisce il viaggio verso altri Paesi europei con l’ulteriore pagamento di circa 1500 euro. «Faremo una comunicazione immediata a Eurojust sul tipo di attività svolta e trasmetteremo inoltre questi dati a Europol - ha aggiunto - le cui banche dati potrebbero consentirci il riscontro dei dati sulle indagini svolte anche da altri paesi». Il provvedimento di fermo riguarda 24 soggetti di cui 14, arrestati, operanti in Italia.

"Dai dati in nostro possesso,sulle coste libiche ci sarebbe circa un milione di migranti pronti a partire per l'Europa" ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia, durante la conferenza stampa, "c'è un traffico inarrestabile di uomini" ha aggiunto.

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