Imbroglia la banca, patteggia due anni

Martellago. L’imprenditore Michielan aveva ottenuto un prestito di tre milioni dalla Bcc Santo Stefano di cui era presidente
Di Giorgio Cecchetti

MARTELLAGO. Un caso simile allo scandalo di Banca Etruria. In questo caso, però, l’istituto di credito è meno importante e il personaggio coinvolto non ha agganci politici evidenti. Il meccanismmo, comunque, sembra simile: stando alle accuse, l’imprenditore 68enne di Martellago Giacomo Michielan, oltre ad essere l’amministratore della «Michielan Legnami srl» di via Moglianese, è stato a lungo nel collegio dei sindaci della Banca di credito cooperativo di Santo Stefano, con sede a Martellago, e per due anni, dal 2009 al 2011, presidente del Comitato esecutivo del piccolo istituto di credito. E sarebbe grazie alla sua posizione, stando agli ispettori della Banca d’Italia arrivati fino a Martellago, che ha avuto finanziamenti cospicui per la sua azienda, oltre tre milioni di euro, una cifra notevole soprattutto se si considera che la banca in questione è un piccolo credito cooperativo. In garanzia, stando alle accuse, avrebbe dato legname del suo deposito per un valore - stando alle sue dichiarazioni - di 22 milioni, mentre in realtà valeva poco più di un milione.

Ieri, comunque, Michielan ha preferito evitare il processo e davanti al giudice veneziano David Calabria ha patteggiato una pena di due anni di reclusione. A concordarla il pubblico ministero di Venezia Stefano Ancilotto, che ha coordinato le indagini della Guardia di finanza partite da una querela dell’avvocato Daniele Grasso, querela voluta dai nuovi vertici della banca di Martellago. Alla fine degli accertamenti (i fatti risalgono agli anni che vanno dal 2010 al 2012), il rappresentante della Procura ha chiesto il rinvio a giudizio dell’imputato per reati fallimentari, anche se il Tribunale non l’ha mai dichiarato, trovandosi la «Michielan Legnami» ancora in concordato preventivo (il Tribunale civile lo ha omologato il 18 ottobre di quattro anni fa, commissario è la commercialista mestrina Heidi Mazzato). Doveva rispondere del reato previsto dagli articolo 236 e 218 della Legge fallimentare. Il primo prevede una pena da uno a cinque anni per chi «al solo scopo di essere ammesso alla procedura di concordato preventivo si attribuisca attività inesistenti». Il secondo è quello che punisce il ricorso abusivo al credito. Il capo d’imputazione è chiaro su entrambi le questioni. Sostiene che Michielan, con l’intenzione di ingannare i credito e conseguire l’ammissione al concordato preventivo, avrebbe esposto nel bilancio del dicembre 2010 fatti non rispondenti al vero e, in particolare, l’esistenza di rimanenze di legname in magazzino per oltre 22 milioni di euro, mentre in realtà il valore ammontava a poco più di un milione. In questo modo concorreva a cagionare il dissesto della sua srl, visto che occultava l’esistenza di perdite e consentiva la prosecuzione dell’attività della «Michielan Legnami» con un sensbile aggravamento delle perdite e un aumento dell’esposizione debitoria. Per quanto riguarda il secondo reato, presentando alle banche un piano economico e finanziario per il periodo 2010-2017, riportando i dati falsi del bilancio 2010, continuava ad ottenere credito dalla banche, nonostante la situazione d’insolvenza. Oltre alla Banca di Santo Stefano, ci sono altri istituti di credito che gli hanno concesso finanziamenti, ecco la lista: Unicredit, Alpe Adria, Banca popolare di Vicenza, Unipol Banca, nton Veneta, Banca di credito coperativo di Monastier, Bnl, Friuladria, Banco San Marco, Carive, Veneto Banca e altre.

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