Il tram di Mestre rimane in deposito un altro mese

Ancora un colpo di scena nella vicenda tram ma i mezzi restano fermi al deposito di via Monte Celo a Favaro.
Motori spenti per almeno tre settimane, ma è più realistico parlare di un mese. L’assessore Ugo Bergamo ieri ha chiesto ad Actv di programmare le corse sostitutive almeno per altri trenta giorni. Perché, dice, «non mi fido più».
Segno che tira aria di tempesta nei rapporti tra amministrazione comunale e impresa che realizza la tramvia a Mestre.
Ieri la commissione di sicurezza ha ascoltato l’Ati che si è presentata con una proposta migliorativa che nessuno si attendeva: quella di sostituire tutti i 14 giunti, tra cui c’è quello che si era rotto in piazza Barche il 2 ottobre scorso, causando lo stop al servizio di trasporto pubblico, con altri giunti, cavi e tiranti, di tipo ferroviario.
In pratica si cambia tecnologia: i giunti di Mestre vanno nel dimenticatoio e se ne usano altri che sono identici a quelli in funzione per il tram di Padova che è il “gemello” di quello di Mestre.
Una proposta che la commissione ministeriale ha approvato, rinviando la ripresa delle corse del tram rosso di Mestre a dopo i lavori di sostituzione e prevedendo una cinquantina di prove di tenuta anche su una trentina dei cinquanta giunti di portata inferiore a quelli da sostituire. I primi reggono fino a 4.500 chili di tiro, i secondi fino a tremila, precisa Giuseppe Tomarchio, direttore generale di Gemmo, l'azienda vicentina che si occupa dell'elettrificazione della linea aerea del tram. «La proposta nasce dall’esigenza di garantire maggiore sicurezza ed è quello che è emerso dal confronto con la commissione ministeriale. Andremo a sostituire una quarantina di giunti con altri di tipo ferroviario, gli stessi già usati a Padova. Noi avevamo optato per una soluzione più veloce: sostituire i 14 giunti con altri identici ma quando ci hanno chiesto una soluzione di maggiore sicurezza abbiamo optato per l’uso della tecnologia precedente», spiega Tomarchio. Gemmo stima in 20 giorni l’attesa per ordinare i giunti e installarli. E si scusa con la città: «Siamo dispiaciuti per i disagi. Avremmo fatto volentieri a meno di una simile situazione».
Scuse che non bastano più all’assessore comunale Ugo Bergamo: «Sono sconcertato, c’è una certa inadeguatezza se oggi si ritiene di cambiare il sistema di sostegno dei cavi del tram che fino a ieri nessuno aveva prospettato». Bergamo ha chiesto ad Actv di mettere in campo i bus sostitutivi per un altro mese e di quantificare costi e danni del blocco al servizio. Promette che i disagi e i danni, anche di immagine, ad utenti e città «saranno messi in conto ai responsabili di questa vicenda. Perché siamo di fatto di fronte ad un danno strutturale».
Insomma si andrà alle vie legali. Domani, giovedì, è previsto un vertice tra Comune, Pmv e Ati. Perché c’è anche da decidere se approfittare del fermo per accelerare, finalmente, su piazzale Cialdini. Venerdì l’assessore andrà ad informare la commissione del consiglio.
«Per il riavvio del tram se ne riparla nella prima settimana di novembre quando tornerà ancora la commissione a Mestre. Certo una proposta come questa l’Ati poteva anche farla il giorno dopo l’incidente. Così non si perdevano due settimane. Ma di fronte alla questione della sicurezza io preferisco che questa sia totale», dice Antonio Stifanelli, presidente di Pmv.
Chi pagherà la sostituzione dei giunti, gli chiediamo. La risposta è secca: «In questa vicenda Pmv ha abolito del tutto la parola pagare. Sia ben chiaro».
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