Il suono “magico” di William, liutaio di campo delle Strope

VENEZIA. «L’unica cosa importante di una chitarra è il suono. Abbiamo tolto tutto quello che non serve, lavorato legni pregiati al limite della leggerezza. Una ricerca intensa volta all’estremo». In campiello delle Strope, dietro campo San Giacomo dell’Orio, resiste un centro di eccellenza sconosciuto ai più. William Marinello, 64 anni, restauratore e artista del legno, ha da qualche anno intrapreso la nuova vita del costruttore di chitarre. Chitarre molto particolari. Una diversa dall’altra, fatte a mano. Nella Venezia capitale della musica che si spopola, dove i mestieri tradizionali spariscono, sono ormai pochissimi i liutai, quasi estinti i costruttori di chitarre.
William insieme al trentino Alberto Festi ha avviato adesso un progetto sulle chitarre Monojiri, in giapponese “sedere di pesca”. «Strumenti raffinati che emettono suoni complessi», dice Marinello, «più simili a un organo che a una chitarra». «Il mio maestro? Torres, lo spagnolo inventore della chitarra classica. Un grande. Da lui ho imparato la mia filosofia: la cosa principale dello strumento è la cassa armonica, fondo e fianchi contano poco. Molte cose si possono eliminare, non la ricerca del suono migliore».
Così gli strumenti realizzati a mano da William hanno particolari inconfondibili. Il buco sopra e non al centro, i legni sempre diversi, gli spessori sottilissimi. E niente “tacco” e giunture. Cassa di legno di abete rosso della Val di Fiemme, quello utilizzato da Stradivari per i suoi violini. Legno che cresce con poco sole, con gli anelli molto vicini uno all’altro. Il manico è fatto di palissandro, il fondo di larice e di legno movingui. Sul banco da lavoro del liutaio, pieno di polvere e attrezzi, spicca un manuale unico al mondo: La Monografia dei legni di Eduardo Palutan. Il censimento di tutti i legni del mondo, e invece della foto il pezzo di legno originale. Una sorta di codice antico di grande valore, che guida gli artigiani nella scelta dei materiali più adatti per i vari tipi di chitarra. Jazz, blues, americana, veneziana. Paletta sottile, pezzo unico. Che Marinarello costruisce anche ricavando tondi di legno da vecchie paline di Robinia pseudoacacia. Il liutaio sistema i tasti per poi montarli sulla cassa armonica. Per realizzare una chitarra Momojiri occorrono almeno 300 ore di lavoro, il prezzo può variare dai 6 agli ottomila euro. Sono decine le chitarre prodotte in questi anni dalla coppia Marinello-Festi. Adesso dopo la fatica e l’oblio potrebbe anche arrivare la ribalta. Qualcuno si è ricordato di loro, e giovedì prossimo inaugureranno una grande mostra di chitarre all’hotel Ca’ Pisani. «Siamo felici», dice William, «vogliamo spiegare a tutti la bellezza di questo strumento».
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