Il sindaco boccia i Bivi «Mestre perde centralità»
Il sindaco Luigi Brugnaro ribadisce: «No alla linea ferroviaria dei Bivi perché farebbe perdere di centralità alle stazioni di Mestre e di Venezia». Paolo Comastri della direzione investimenti di Rete Ferroviaria Italiana gli risponde: «Il sindaco è padrone di decidere come preferisce, ma attenzione perché il rischio è di perdere un’opportunità che poi non potrebbe ripresentarsi per almeno 30 anni».
Il duro botta e risposta si è consumato, ieri, sera all’hotel Ambasciatori durante il convegno dell’Udc veneziano sul tema “Infrastrutture e mobilità sostenibile per la città metropolitana” davanti a 100 persone.
C’erano tra gli altri per il partito centrista Ugo Bergamo e Luca Scalabrin poi Mario Dalla Tor senatore di Area popolare (Ncd– Udc), Stefano Angelini direttore per le infrastrutture della Regione, Fabio Gava per le relazioni istituzionali di Save, Giuseppe Casson sindaco di Chioggia ed Ezio Ordigoni dell’Orsa regionale. Tra il pubblico anche rappresentanti del centrosinistra. Comastri ha aperto il progetto spiegando con le slide i progetti di Rfi. Il responsabile di Rfi ha tentato di smontare le posizioni di Brugnaro, arrivato verso le 19. «Ho letto che ci sono state delle perplessità sul ripristino della linea dei Bivi», ha detto, «perché c’è il timore che questo progetto possa togliere la centralità delle stazioni di Mestre e di Venezia, devo dire che non è così».
Brugnaro ha espresso la sua contrarietà e poi ha attaccato: «Rfi faccia qualcosa per la stazione di Mestre che è sporca in un modo vergognoso. Ci sono lavori fermi da due anni in stazione a Mestre, se uno dovesse fare un ascensore a casa sua ci metterebbe molto meno. Faremo in modo che questa volta non ci passino sopra la testa progetti contro la città».
Bergamo, invece, ha presentato una proposta di mozione da aprire a tutte le forze politiche del Consiglio comunale sui temi fondamentali della mobilità. Il primo cittadino ha commentato: «Apriremo un tavolo di confronto con la città sul documento».
Michele Bugliari
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia