Il sindacalista Paolo Dorigo «Così ricattano le persone»

«Da anni denunciamo questa situazione inaccettabile. Ma siamo rimasti per tanto tempo una voce inascoltata anche se fin dagli anni Novanti c’erano gli elementi per dire che c’era questa situazione di sfruttamento», sottolinea Paolo Dorigo, sindacalista dello SlaiProlCobas. È stato lui assieme a uno sparuto gruppo di altri iscritti a raccogliere le prime testimonianze degli operai stranieri prime vittime della “paga globale”. Li ha raccolti davanti ai cancelli dello stabilimento Fincantieri e poi convinti a denunciare quanto stava succedendo a Guardia di Finanza e Carabinieri. Spesso Dorigo è stato minacciato e di sicuro non è stato agevolato nella sua attività di sindacalista. Ancora oggi quando lo SlaiProlCobas volontina davanti ai cancelli Fincantieri, la gran parte dei volantini viene gettata a terra dai lavoratori. «Fa parte del clima di terrore che i “caporali” hanno creato subito dopo le prime denunce e i primi arresti. Gli operai, quelli sfruttati, quelli pagati da fame hanno paura. Piuttosto di perdere il permesso di soggiorno accettano tutto - spiega il sindacalista -. Ricordiamoci poi una cosa, con il sistema Fincantieri ci guadagnano tutti. Tutti tranne gli operai del Bangladesh, gli alban+esi ma pure diversi italiani, pagati a 5 euro l’ora con buste false che spesso devono anche ridare soldi in contanti in cambio di un salario da fame. La miriade di aziende in appalto e subappalto sono il vero modello Fincantieri se è vero che l’azienda ha 7.800 dipendenti diretti mentre nei suoi cantieri entrano circa 26mila lavoratori di ditte esterne per un rapporto di 1 a 3 se non 1 a 4: in pratica il 70% di chi entra non è un dipendente Fincantieri.
Ed è proprio il sistema Fincantieri ad essere ora sotto accusa», conclude Paolo Dorigo. —
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