Il ristorante da Ivo decide di non riaprire «Un super concerto per rilanciare la città»

l’intervista
Manuela Pivato
Le tovaglie bianche e rosse, i quadri alle pareti, le padelle di rame, la riva d’acqua dove sono soliti sbarcare George Clooney, Sting, Elton John. Da due mesi anche il ristorante da Ivo si è fermato. Il titolare, Giovanni Fracassi, ha aspettato, ha sperato; poi ha fatto due conti, molto amari, e ha deciso di restare chiuso.
Perché questa decisione?
«Finché le regole sanitarie per i ristoranti sono impossibili da applicare e finché gli aeroporti non riprendono a lavorare, per noi non ha senso riaprire».
Lei lavora soprattutto con clienti stranieri.
«Il 90% dei nostri ospiti è straniero, i veneziani che vengono da noi sono pochissimi».
E le norme sanitarie?
«Guardi, in questo momento sicuramente i ristoranti grandi con i plateatici sono avvantaggiati. Ma per un locale piccolo come il mio, dove i tavoli sono molto vicini, lavorare in queste condizioni è impossibile».
Quanti posti ha?
«Ho trenta posti. Secondo le nuove regole i coperti dovrebbero scendere a un massimo di 14-15 persone, meno della metà. Il ristorante chiuso mi costa 35 mila euro al mese; se inizio a far lavorare due o tre persone arrivo a 45 mila euro al mese, ma non guadagno niente. In ogni caso, anche per gli affitti, bisognerà incominciare a ragionare in un altro modo».
E il personale?
«Prima del coronavirus eravamo in quindici: otto in cucina, cinque camerieri in sala, la segretaria e il sottoscritto. Siamo come una famiglia, alcuni di loro lavorano con me da vent’anni. Con le disposizioni del decreto posso mettere tre persone in cucina e due in sala. In più, ci dovrebbe essere sempre una persona fissa a disinfettare i bagni. Non ne vale la pena. E poi c’è anche la questione del piacere».
Cioè?
«In tutta sincerità, la gente avrà voglia di andare a cena fuori per farsi servire da un cameriere con i guanti e la mascherina? Che piacere sarà? Il ristorante è normalmente un luogo di aggregazione, dove si chiacchiera, si fanno pubbliche relazioni. Come si posso fare pubbliche relazioni dietro uno schermo di plexiglass?».
Qualche previsione?
«Se il turismo riprende, posso pensare di riaprire tra giugno e luglio, ma per ritornare alla normalità, allo stato di cose precedente l’emergenza sanitaria, ci vorrà un anno, forse due».
Nel frattempo?
«Nel frattempo abbiamo l’opportunità per eliminare la porcheria di tutta quella paccottiglia dai negozi e quelle masse assurde di turisti».
Ha ricevuto telefonate dai suoi clienti famosi?
«George Clooney ha chiamato subito per dire che non appena potrà ritornare in Italia verrà subito a Venezia. Poi, via whatsapp, si sono fatti vivi Bono, Sting, Ed Sheeran. Anche Zucchero ha telefonato, quando era qui nei giorni scorsi per registrare il video in Piazza San Marco. Sarebbe bello averli tutti in laguna, in autunno, per un concerto che segni la ripartenza». —
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