Il ricordo del 118° reggimento “Padova”

CHIOGGIA. Una lapide in marmo in campo Duomo ricorda la solenne cerimonia di consegna della bandiera di combattimento al 118° reggimento della fanteria “Padova” di stanza a Chioggia, guidato dal capitano Pier Antonio Gregorutti. Alla cerimonia di consegna, il 28 luglio 1915, parteciparono migliaia di persone. La presenza di militari in città era massiccia.
Chioggia nella Prima Guerra Mondiale ebbe un ruolo di retroguardia dal fronte, ma uno di primo piano come linea di fuoco marina. La città ospitava numerosi contingenti dell’esercito: il 32simo reggimento fanteria, il 118simo reggimento fanteria Padova, il secondo e quinto reggimento artiglieria di Fortezza di stanza a Brondolo, Sant’Anna e Cavanella, il 119simo e il 194simo battaglione di fanteria di milizia territoriale, la 14sima compagnia del Genio, il primo, 67simo, 71simo e 82simo reggimento fanteria. L’intera città quindi testimoniava la dimensione militarizzata del momento. Lo stesso porto era stato dichiarato scalo militare associato al dipartimento marittimo di Venezia, e ospitava l’ormeggio di 30 torpediniere Mas (motosiluranti antisommergibili). Anche i burchi, utilizzati per trasportare via fiume le merci nell’entroterra, furono requisiti per il trasporto di armi, polvere di sparo e rifornimenti militari.
L’Adriatico, in seguito al Decreto regio 25 luglio 1915, fu disseminato di mine vaganti con la conseguenza che la flotta peschereccia rimase presto inattiva portando alla paralisi di un settore portante dell’economia. Rimasero ormeggiate in banchina 739 barche, in balia della salsedine e della “biscia d’acqua”. Paralisi che ebbe conseguenze anche su settori collaterali: cantieri navali, retifici, industrie marinare, botteghe artigiane di accessori. Non andò meglio all’agricoltura che dovette misurarsi con un’ordinanza del Comando militare di Venezia che limitava le esportazioni di ortaggi. La produzione di patate passò, ad esempio, da 100.000 tonnellate del 1916 alle 7.000 nel 1918. Il colpo di grazia arrivò dopo Caporetto quando, nel timore di un’ulteriore avanzata nemica, fu ordinato l’allagamento di tutti i campi a sud della città, dall’argine destro del Brenta- Bacchiglione a quello sinistro del Canale dei cuori. Il sindaco Pietro Bellemo adottò provvedimenti straordinari per far fronte alla crescente disoccupazione (24.000 persone su una popolazione di 36.000). Furono create cucine economiche e refettori con un comitato civico di assistenza. (e.b.a.)
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