Il Pronto soccorso preso d’assalto Personale sotto stress

Solo due medici in servizio, più un terzo in idroambulanza «Così non si può continuare, insufficienti anche le barelle»
Di Nadia De Lazzari
AGOSTINI VENEZIA 20.10.2007.- ESERCITAZIONE DI MAXI EMERGENZA. OSPEDALE CIVILE DI VENEZIA. PRIME CURE PER I FERITI AL PRONTO SOCCORSO.- INTERPRESS
AGOSTINI VENEZIA 20.10.2007.- ESERCITAZIONE DI MAXI EMERGENZA. OSPEDALE CIVILE DI VENEZIA. PRIME CURE PER I FERITI AL PRONTO SOCCORSO.- INTERPRESS

«Per il pronto soccorso dell’Ospedale civile di Venezia chiediamo al più presto personale sanitario, in particolare medici, infermieri, operatori ausiliari».

A lanciare un forte appello alle istituzioni è la dottoressa Elis Pontoglio del dipartimento di emergenza urgenza lagunare: «Il personale è sotto stress, non ce la fa più, corre tutto il giorno e fa il massimo per garantire il servizio.

Purtroppo siamo solo due medici, più un terzo che fa servizio esterno nelle idroambulanze. Dall’ora di accettazione a quella di dimissione vengono facilmente superate otto ore».

Il medico spiega che ogni giorno non meno di cento pazienti accedono al pronto soccorso dell’Ospedale Santi Giovanni e Paolo.

«In città le tipologie più frequenti sono le lussazioni e le fratture ai polsi o alle caviglie. Purtroppo c’è anche chi lo intasa, magari solo per ricevere una prescrizione medica pensando erroneamente di evitare l’attesa presso il proprio medico di famiglia».

Un infermiere aggiunge: «La situazione è insostenibile. Può anche capitare che i medici facciano turni superiori alle 24 ore. Poi il numero delle barelle e delle sedie da trasporto è insufficiente. Non sono parole al vento ma è tutto documentato. Da tempo i dirigenti sono a conoscenza della problematica ma le loro orecchie sono ben tappate».

L’operatore Luciano Tagliapietra ascolta e spiega: «È un macello. E siamo solo all’inizio della stagione turistica. In questi giorni a Venezia, in occasione della Biennale, c’è il mondo intero. Inoltre ci sono migliaia di crocieristi, persone in prevalenza anziane che si presentano al pronto soccorso con patologie varie».

Subito Tagliapietra si sposta in sala accettazione dove si assistono scene di ordinaria quotidianità ospedaliera. Il viavai di gente a piedi o di ammalati barellati è continuo. La stanza è gremita di veneziani. Ad esempio uno dei giorni passati uno studente sanguinava alla bocca, era caduto sul ponte dell’Arsenale; una donna di Burano zoppicava vistosamente, un’altra era stata presa a calci da una vicina. Nella sala non mancavano gli stranieri. Una francese era inciampata sui masegni, una ragazza tedesca presentava una lussazione ad una caviglia. L’operatore Tagliapietra nell’avvicinarsi a lei con una sedia da trasporto gli si rivolgeva con gentilezza e umanità. Dal pronto soccorso all’ambulatorio traumatologico.

«Anche qui – sbotta un infermiere – c’è carenza di personale. Ad esempio gli ortopedici, sempre gli stessi, prestano servizio in quattro luoghi, il reparto, la sala operatoria, il poliambulatorio, l’ambulatorio del pronto soccorso. Il medico non può permettersi distrazioni ne va la vita del paziente. Infine l’età media dei medici si è innalzata, si arriva a cinquantanni, è troppo alta».

Questo lo dicono gli stessi dottori del Pronto soccorso che sono costretti a rimanere in prima linea, in alcuni casi, fino all’età della pensione che, tra l’altro, continua ad allontanarsi sempre più.

Tra i pazienti in attesa della visita c’è anche la veneziana Roberta Palmieri: «Siamo una decina.

Da oltre due ore stiamo aspettando l’unico ortopedico che è in sala operatoria per un intervento urgente. La lunga attesa è accettabile«, osserva un po’ sconsolata, «ma la lunga attesa senza medico no. Il quadro è davvero desolante, ci meritiamo qualcosa di meglio».

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