Il premio Giovanni XXIII assegnato ai volontari dell’Ail

«Non faccio nulla di speciale. Aiutare chi soffre è segno di giustizia». Mariangiola Perale, rappresentante dei volontari dell’Ail (Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma), ieri...

«Non faccio nulla di speciale. Aiutare chi soffre è segno di giustizia». Mariangiola Perale, rappresentante dei volontari dell’Ail (Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma), ieri ha ricevuto il premio “Giovanni XXIII” promosso dall’omonima associazione. Con lei, nella chiesa di San Zaccaria, il presidente della sezione veneziana, Giovanni Alliata di Montereale. «L’Ail si fonda sulla capacità di dare se stessi, tempo ed energie. La persona umana, a differenza del denaro, è insostituibile». Poi un appello a «donare il sangue e a crescere come volontari».

Nell’omelia monsignor Carlo Seno si è soffermato sul senso della vita per credenti e non, cristiani e musulmani: «Non è il consumismo esasperato è l’apertura verso il bene, verso gli uomini». La sezione veneziana dell’Ail, nata nel 1994, è articolata in cinque gruppi (Venezia, Mestre, Dolo e Riviera del Brenta, Pramaggiore e Veneto orientale, Chioggia). Conta circa 400 volontari e affianca il Centro ematologico dell’ospedale di Venezia e dell’Angelo. Alla cerimonia era presente il primario del reparto ematologia dell’Asl 12 Renato Bassan. «A Venezia c’è la sezione ambulatorio, ogni giorno ospita una quindicina di pazienti; all’Angelo i ricoveri con 15 letti perennemente occupati e quattro ambulatori attivi in contemporanea. Ogni giorno transitano una quarantina di pazienti».

Nadia De Lazzari

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