Il padiglione Jona finalmente pronto

«Io credo nei miracoli. E quello che avete fatto nell’ultima settimana è un vero miracolo». È soddisfatto il patriarca Francesco Moraglia per i lavori che hanno restituito alla città, dopo una gestazione di 14 anni, il Padiglione Jona restaurato. Mantenuta la struttura centrale degli anni Trenta che doveva essere abbattuta, rifatte le due ali laterali con tecnologìe d’avanguardia. 49 milioni di euro di cui 25, poco più della metà, messi dai privati (Siram, Sacaim, Ccc, Gemmo, Cvc, Studio Altieri, Ingegneria Biomedica Santa Lucia) che adesso avranno la gestione dei servizi per i prossimi 22 anni, tra cui lavanderie, mensa, trasporti e sezione dozzinanti. Nuovo padiglione e nuova «piazza» interna, con i collegamenti coperti tra i vari padiglioni. «Venezia ha un ospedale moderno», dice il direttore generale dell’Asl 12 Giuseppe Dal Ben, «strutture all’avanguardia. E finalmente non vedremo più le barelle da un reparto all’altro sotto il sole o sotto la pioggia». Il nuovo Jona – cinque piani più l’eliporto sul tetto, l’unico della città – ha una superficie di 11 mila metri quadrati, di cui circa la metà destinati alla degenza. Potrà ospitare 192 posti letto e i reparti di Pediatria, Ginecologìa, Medicina, Pneumologìa, Nefrologìa, Geriatria e Lungodegenza. «Un tassello importante della nuova sanità veneziana», scandisce Dal Ben, che ha invitato alla cerimonia primari, medici e infermieri. «Insieme al Neurodermo, al Semerani e al Gaggia il nuovo Jona rappresenta il nuovo ospedale della città antica».
Storia lunga e travagliata quella del nuovo Jona. Struttura dedicata al medico e presidente della Comunità ebraica morto suicida nel 1943, che aveva lasciato molte sue proprietà per le cure dei bisognosi. «Un uomo giusto trattato in maniera ingiusta», lo ha definito il patriarca Moraglia, scoprendo insieme al presidente della comunità ebraica Paolo Gnignati la lapide a lui dedicata. «In questo modo potremo finalmente abbandonare la parte monumentale», dice Dal Ben. Ma subito precisa: «Il convento dei Santi Giovanni e Paolo sarà destinato comunque a uso sanitario, per i nuovi distretti e i medici di base, la convegnistica e qualche posto letto a uso foresteria. «Una cosa è certa», scandisce Dal Ben, «l’ ospedale non diventerà un Bed and breakfast ma resterà al servizio della sanità veneziana».
Cerimonia solenne ma piuttosto sobria. Sul palco oltre a Dal Ben e al presidente della Regione Luca Zaia ci sono anche il procuratore della Repubblica Luigi Delpino, l’assessore alla Sanità Luca Coletto, il patriarca e il presidente della Comunità ebraica. E in rappresentanza del Comune il subcommissario Sergio Pomponio. «Importante aver reso più fruibile e funzionale l’ospedale», ha detto, «con un restauro che rispetta l’architettura precedente». Francesco Trovò, architetto della Soprintendenza, ricorda come si sia giunti dopo un lungo dibattito a modificare il progetto originario dell’Asl e della Sacaim, che prevedeva il totale abbattimento della struttura a la sua sostituzione con un parallelepipedo di vetro e cemento. «Struttura non adatta a quel luogo», dice. La soprintendenza dovrà anche decidere adesso come completare la «piazza» centrale tra lo Jona e il Gaggia. Struttura che ricorda da vicino il nuovo terminal del Lido, con le colonne bianche oblique. Dovrà diventare, annuncia Dal Ben, «un punto di incontro e un centro informativo a servizio degli utenti».
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