Il motoscafo Actv di Fabio Biesso al concorso internazionale della Lego: «Così racconto la venezianità»
Tra le sue altre creazioni, dei vaporetti, un bacaro e la motobarca di Veritas

Portare la venezianità nel mondo con i mattoncini Lego. Ѐ questo l’obiettivo di Fabio Biesso, 41enne impiegato tecnico nel settore metalmeccanico, originario di Mira e legato alla città d’acqua fin dall’infanzia, con un nonno che viveva alla Giudecca. Per la seconda volta, Biesso sta partecipando al concorso internazionale della Lego che porta alla produzione del set del modellino vincitore. Dopo aver superato la prima selezione nel 2023, con un vaporetto Actv, quest’anno Biesso ci riprova con un motoscafo.

«Per realizzarlo ci sono voluti due anni, la cosa che mi ha tenuto fermo per un po’ è stata la cabina anteriore, che ha lo scafo a punta ed è difficile da realizzare» spiega. Quel motoscafo è anche un cerchio che si chiude, perché, da bambino, era stato una delle sue prime creazioni con i mattoncini colorati. «Mi ha sempre affascinato, da quando da piccolo ci ero salito con mio nonno» racconta.
Dopo una prima scrematura, il motoscafo Actv è passato alla seconda fase, quella in cui è essenziale il voto da casa, sul sito del concorso.
Sulla possibilità o meno di avere chance di arrivare in finale, Biesso è oggettivo. «So benissimo che avrei più successo se realizzassi una gondola, San Marco o Rialto, ma non è quello che voglio. Il mio obiettivo è raccontare la venezianità» spiega. Motivo per cui tra le produzioni di Biesso si contano un bacaro, un vaporetto vintage, una motobarca di Veritas e un motoscafo Alilaguna, ma anche una piccola rappresentazione della città con i suoi punti più importanti.

«I set che vincono i concorsi come questi sono spesso molto simili, soprattutto castelli o pirati, i miei sono difficili da portarli fuori Venezia. Pago lo scotto di presentare qualcosa di molto locale, è quasi una crociata la mia. Ma ci tengo, voglio raccontare la vita cittadina, non la Venezia turistica» conclude.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia