Il medico che dà la caccia ai “demoni” Jacopo Monticelli “ Veneziano dell’anno”

Infettivologo mestrino, nel 2020 ordinò il tampone che rivelò all’ospedale di Schiavonia il primo paziente Covid
Roberta De Rossi

«Sono molto grato di essere un medico. Ho scelto la specializzazione in Malattie infettive perché i germi sono come i demoni di una storia medievale. Quando ne conosci il nome sai come comportarti, come contenerli, come trattarli, cosa fare dopo. In quel periodo cruciale, c’erano delle polmoniti che non mi spiegavo, causate da qualcosa che non trovavamo. E per dare una risposta alla mia ossessione di dare un nome alle cose ho deciso di fare quei primi tamponi: ad essere onesto, non pensavo venissero confermati. Poi Regione Veneto e il Sistema sanitario si sono messi in moto rapidamente, affrontando a testa alta la cosa. Sinceramente, non pensavo di meritare questo riconoscimento, ma è molto bello che questo premio sia esteso a tutti i medici perché il nostro è un lavoro di squadra».

Jacopo Monticelli è il 35enne medico infettivologo mestrino che l’Associazione Settemari ha nominato “Veneziano dell’anno 2020”, per «avere intuito per primo la diffusione in Europa dell’infezione da Covid, intendendo questo riconoscimento esteso agli operatori della sanità, tutti prodigatisi in prima linea, spesso fino al martirio, per il soccorso ai malati e il contenimento dell’epidemia». Nel febbraio 2020, Monticelli sospettò che il paziente che aveva in cura all’ospedale di Schiavonia non fosse affetto da una “normale” polmonite. In quelle settimane l’epidemia da Coronavirus affliggeva la Cina: sembrava lontanissima. Per dare un nome al “demone”, inviò due tamponi al Laboratorio di Microbiologia dell’azienda universitaria di Padova, che 24 ore dopo ne rivelò la positività: il coronavirus era diventato una pandemia. Quel paziente era il pensionato di Vò Adriano Trevisan, prima vittima italiana.

Laureato in Medicina a Padova, Monticelli si è specializzato in Malattie Infettive a Verona. Ora è dirigente medico del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale di Trieste. Ieri, nelle sale Apollinee della Fenice ha ricevuto il riconoscimento, che la Settemari assegna a quanti contribuiscono con la loro attività, il loro impegno e la loro testimonianza al miglioramento sociale e culturale della città o a diffondere il prestigio di Venezia nel mondo. È passato un anno dalla nomina, ma solo ora è stato possibile - grazie ai vaccini e alla prevenzione - ritrovarsi in pubblico. La dottoressa Elena Marcon - responsabile della direzione medica di Schiavonia - ha raccontato quei giorni di febbraio 2020, riuscendo a trasmettere tutta la preoccupazione, l’impegno, la stanchezza, ma anche la solidarietà della popolazione e la collaborazione delle forze dell’ordine dopo l’esplosione della pandemia. Del dottor Monticelli dice: «È un medico disponibile 24 ore su 24, che cura ogni paziente come fosse uno di famiglia». Lui, ringrazia, e si schermisce.

Come ha vissuto questi ultimi due anni di pandemia?

«Male», sorride, «come infettivologo impegnato nel contenimento e nella cura dei pazienti e dal punto di vista personale - come molti colleghi, infermieri, operatori - una vita “monacale”, sempre in ospedale».

Cosa prova davanti a pazienti no-vax che rifiutano le cure? «Inizialmente frustrazione e rabbia. Ora solo una immensa tristezza. Vedi morire persone, sai che sono gli ultimi minuti della loro vita e sai che avresti potuto aiutarli e non hanno voluto. Lo vivo come un fallimento: davanti a una vita persa, ti danni a domandarti cosa avresti potuto dire di più per convincere quella persona a farsi curare».

«Nonostante la sua giovane età», lo ha ringraziato la presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, «Jacopo Monticelli grazie alla sua competenza e talento ha avuto una grande intuizione. Questo giovane medico oggi rappresenta un simbolo di speranza e viene premiato in rappresentanza di tutti gli operatori della sanità in prima linea per contrastare gli effetti del virus, per curare i malati con dedizione e spirito di servizio. Venezia e l’amministrazione comunale si uniscono ai ringraziamenti per il loro impegno e il loro lavoro». —



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