Il liceo che fece grande la città

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Lo storico bidello, Grazioso, e a destra cerimonia inaugurale nel 1940. Sotto il preside Roberto Gaudio
Lo storico bidello, Grazioso, e a destra cerimonia inaugurale nel 1940. Sotto il preside Roberto Gaudio
 Il liceo classico Raimondo Franchetti, mercoledì prossimo, compirà 70 anni. Il liceo, che per decenni ha «sfornato» una parte considerevole della classe dirigente cittadina, è stato inaugurato infatti l'8 dicembre 1940, in pieno periodo fascista. Furono l'architetto Mirko Artico e l'ingegnere Antonio Rosso a firmare il terzo e definitivo progetto che portò alla realizzazione dell'edificio costruito tra il gennaio del '39 e l'ottobre del '40. Furono spesi ben due milioni e mezzo di lire, una cifra astronomica per l'epoca. Il finanziamento fu erogato per il 75% dallo Stato e per il 25% dall'amministrazione comunale. Uno studente dell'epoca, Giuseppe Rizzo, ha ricordato così il suo primo approccio col Franchetti: «Un edificio solenne, elegante. Curato in ogni dettaglio: fuori e dentro. Quasi un tempio in cui entrare in punta di piedi e nel più assoluto e rispettoso silenzio».  Il liceo nacque sotto la spinta delle famiglie borghesi di Mestre che non erano soddisfatte della sede distaccata del classico Foscarini, nella villa di Erminio Rampini in via Caneve. La scuola venne intitolata all'avventuroso esploratore Raimondo Franchetti. Il liceo ha accompagnato la vita cittadina negli ultimi anni del fascismo che portarono anche in città gli effetti disastrosi della seconda guerra mondiale, con i bombardamenti che colpirono pesantemente Mestre e Marghera. Poi gli studenti vissero la Liberazione e la ricostruzione. Dopo, l'euforia dei primi anni '60. «In quell'epoca i ragazzi del liceo si trovavano in piazza Ferretto vicino al Duca D'Aosta, tutti vestiti eleganti - racconta un testimone dell'epoca - mentre gli studenti del tecnico Pacinotti, in jeans, sostavano vicino alla gelateria Fontanella, oggi sostituita da un negozio di cellulari».  Arrivarono le contestazioni del '68, ma fu dal '77 in poi che tutto divenne più difficile. «Ricordo ancora - racconta un ex studente - quando, il 29 gennaio 1980, durante la ricreazione venimmo a sapere che le Br avevano ucciso per la prima volta in città. Sergio Gordi dirigente del Petrolchimico fu assassinato davanti alla sua casa in viale Garibaldi. Fu un risveglio brusco alla realtà per noi adolescenti che scendemmo in piazza Ferretto con gli operai per dire no al terrorismo».  La città poi fu sconvolta da altri due omicidi delle Br: quello del commissario Alfredo Albanese e quello di un altro importante dirigente del Petrolchimico: Giuseppe Taliercio. «Ricordo - racconta uno studente dell'epoca - che ci fu uno scherzo di cattivo gusto al Franchetti, che forse rappresentava un maldestro tentativo di sdrammatizzare il clima duro del momento. Arrivò una telefonata in presidenza: "Pronto, Brigate Rosse, abbiamo messo nel bagno un ordigno ad orologeria, pronto ad esplodere". A quel punto, Grazioso, lo storico bidello del liceo, si precipitò nella toilette, dove trovò uno delle candele legate alla meno peggio ad una sveglia. L'uomo, per lo spavento, prese la burla di ordigno e la lanciò fuori dalla finestra, con un urlo. A quel punto - racconta il testimone del momento - il vicepreside Chisari convocò tutta la scuola, circa 700 studenti, in palestra. Disse "Un episodio del genere non s'ha da ripetere". Noi ragazzi che non avevamo ancora avuto tempo di capire cosa era successo, scoppiammo in una risata generale. Non fu un comportamento rispettoso, ma sfogammo così la tensione del momento».  Il preside Roberto Gaudio oggi ricorda: «Il Franchetti è riuscito ad essere protagonista nei decenni perché ha saputo coniugare l'insegnamento delle materie classiche con l'attitudine per l'innovazione». Ieri nella torre civica è stata inaugurata la mostra «Settant'anni di classico - Il Franchetti e Mestre» che rimarrà aperta sino a domenica 19. Seguirà il convegno di venerdì 10, alle 15.30, all'auditorium della Provincia in via Forte Marghera. Sarà presentato un volume sui sette decenni del Franchetti.  

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