Il giudice di pace a Dolo è in dirittura d’arrivo

Ufficio chiuso dal 2014: il Ministero autorizza tre dipendenti comunali a seguire il corso di formazione. In Riviera solo Mira prende tempo, gli altri d’accordo

DOLO. Nuovo importante passo verso il ripristino dell'ufficio del giudice di pace di Dolo. Il ministero di Giustizia ha inviato una comunicazione al Tribunale di Venezia, che l’ha poi girata al Comune di Dolo, per autorizzare i tre dipendenti comunali di Dolo a seguire un corso di formazione in materia giudiziaria e quindi avvalorando la riapertura del punto dolese. L'ufficio era stato chiuso nel novembre 2014 in attuazione della riforma della geografia giudiziaria. In questi anni i sindaci, prima Maddalena Gottardo e ora Alberto Polo, assieme alla Camera degli avvocati, si erano mobilitati per riaprire l'ufficio. Il Comune di Dolo, oltre al personale, aveva messo a disposizione gli spazi dell'ex Tribunale. «Ora abbiamo l'autorizzazione per far seguire un corso di formazione ai tre dipendenti», precisa l’assessore Giorgia Maschera, «che si terrà presso il giudice di pace di Chioggia».

Altro nodo sono i costi per il ripristino dell'ufficio pari a 170 mila euro. Il Comune di Dolo si farà carico del costo per il personale (95 mila), i restanti 75 mila euro saranno suddivisi tra gli altri 9 comuni della Riviera a seconda del numero di abitanti: Mira pagherebbe di più (28 mila euro). I Comuni hanno accettato tranne Mira che ha chiesto tempo. «Con Mira stiamo chiarendo i contorni della convenzione», prosegue Maschera, «mi sono incontrata con l'assessore Claut e stiamo lavorando. Con la riforma della giustizia che si sta approntando i giudici di pace avranno una competenza simile a quella che hanno adesso i giudici ordinari, quindi a Dolo torna un “quasi tribunale”. Il lavoro e gli sforzi sembrano essere premiati. La scelta del Ministero di autorizzare il personale comunale a compiere la formazione per essere convertito in personale di uffici giudiziari ci fa supporre che l'iter per la restituzione del giudice di pace sia ormai arrivato ad un punto irreversibile».

Giacomo Piran

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