Il giallo di Jesolo, infermiera del reparto Coronavirus trovata morta in mare

JESOLO. Il suo corpo senza vita è stato segnalato da un pescatore alla foce del Piave, a circa un chilometro al largo, ieri mattina presto.
Silvia Lucchetta, infermiera all’ospedale di Jesolo, 49 anni, è stata recuperata dai mezzi dei militari della Capitaneria di porto intervenuti subito sul posto e la salma, ricomposta all’obitorio di Jesolo, al momento è sotto sequestro, a disposizione del magistrato di turno, la dottoressa Elisabetta Spigarelli, che ha disposto l’autopsia per chiarire le cause della morte, al momento non ancora certe.
Le indagini della Capitaneria di porto sono in corso. Il corpo non aveva comunque evidenti segni di violenza. Al momento tutte le ipotesi sono al vaglio degli inquirenti, anche se non si può escludere un gesto estremo dopo un periodo di forte stress e tensione. Negli ultimi due giorni era infatti rimasta a casa perché febbricitante ed era molto preoccupata perché lavorava nella sezione dei malati da coronavirus all’ospedale di Jesolo. Secondo quanto è emerso ieri pomeriggio l’infermiera si era sottoposta anche al tampone per il coronavirus ma non aveva ancora saputo il risultato.

Silvia Lucchetta era un’infermiera professionale da molti anni, aveva lavorato all’ospedale di San Donà e poi da qualche tempo era tornata in servizio al nosocomio di Jesolo, città dove abitava, prima con la famiglia in via Correr, adesso a Cortellazzo, dove viveva da sola. Lavorava presso il reparto di lungodegenza, quello in cui da giorni il ritmo di lavoro è molto sostenuto per la realizzazione del “Covid Hospital” in cui sono ricoverati i pazienti in terapia intensiva e quelli contagiati nel reparto infettivi ricavato proprio nell’area della lungodegenza.
La sua morte ha destato un profondo cordoglio e dolore in tutta l’azienda sanitaria. Era una infermiera preparata che prendeva molto sul serio il suo lavoro, sempre in prima linea e a maggior ragione in questo periodo in cui lei, come tanti colleghi, stava mettendo a rischio la sua vita per salvare i pazienti che arrivano tutti i giorni in condizioni allo stremo. «Era una persona dedita al lavoro, una risorsa insostituibile per i colleghi e per questa Azienda sanitaria», ha commentato il direttore generale dell’Usl 4, Carlo Bramezza, «non a caso, non appena appreso la notizia della sua scomparsa, i colleghi dell’ospedale di Jesolo che in questi giorni sono impegnati sul fronte coronavirus sono rimasti profondamente colpiti e scossi dall’accaduto. A nome dell’Azienda sanitaria che rappresento esprimo il più profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia della “nostra” infermiera». Silvia era stata assunta nel 1991 all’Usl e fino al 2012 aveva lavorato nel reparto di chirurgia all’ospedale di Jesolo poi, alla luce della riorganizzazione dell’ospedale, era stata trasferita alla chirurgia di San Donà.
Dal 2016 era ritornata a prestare servizio sul litorale, nella Medicina Fisica e Riabilitativa. Solo pochi giorni fa si era offerta volontariamente di lavorare nel nuovo reparto malattie infettive, dove in precedenza aveva collaborato all’allestimento del reparto e delle attività. Qui sono ricoverati 25 pazienti coronavirus positivi e Silvia Lucchetta aveva partecipato con i colleghi alla formazione per la gestione in sicurezza dei pazienti, svolgendo tre turni lavorativi. I colleghi, ma anche i tanti amici sul litorale hanno ricordato soprattutto la sua solarità ed energia, la dedizione nel lavoro. Lascia il papà Silvio, ex dipendente dell’ospedale, la mamma Adriana e il fratello Mattia. —
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