Il fratello di Paola Costantini «Chi sa parli, non rischia nulla»
BURANO. «Per i complici del delitto i reati sono prescritti, se decidono di svelarci chi sono gli assassini di Paola Costantini e Rosalia Molin, non rischieranno condanne e potranno mantenere l'anonimato». Un appello estremo, quello di Lino Costantini, fratello di Paola, che arriva a 24 anni da quella tragica data che vide scomparire zia e nipote a Ricevitoria di Treporti, per abbattere l'ultimo ostacolo che separa le indagini dalla soluzione del rebus: l'omertà dei complici.
Un messaggio chiaro da parte di un parente delle due donne di Burano, lanciato in un momento in cui si percepisce che il lavoro degli inquirenti e della magistratura fatto in tutti questi anni potrebbe finalmente essere premiato.
«Gli indizi stanno convergendo» conferma Costantini senza sbilanciarsi troppo «sentiamo nell'aria che potrebbero arrivare a qualcosa di utile. Abbiamo fiducia nella tenacia della magistratura e della Squadra mobile che ci aggiorna ogni mese su quello che è l'andamento delle indagini e delle verifiche. Per questo, che è un efferato delitto che ha tolto la vita a due donne, la fortuna ci ha mandato la dirigente Lauretta e la sua vice a seguirlo in prima linea. Non ci stancheremo mai di ripetere che se questo delitto efferato è ancora sotto i riflettori e se la caccia al responsabile o ai respondabili è rimasta aperta è merito di chi ha continuato a indagare e della stampa che ha continuato a mantenere accesi i riflettori».
«Non ci aspettiamo certo che l'assassino confessi» conclude Costantini «ma abbiamo fiducia nel lavoro degli inquirenti e possiamo confermare che le indagini, nonostante tutti gli anni che sono passati, stanno procedendo bene. Mi augur che arriveranno a stringere il cerchio e che si arrivi alla condanna del colpevole o dei colpevoli come è accaduto di recente anche in altri casi di omicidio».
Francesco Macaluso
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