Il flop delle ronde, neanche una richiesta
Dopo il grande battage promosso dalla Lega, nessuna istanza alla Prefettura di Venezia

VENEZIA.
Dovevano essere il toccasana in grado di risolvere i problemi di sicurezza (reale o percepita) dei cittadini. L’asso nella manica di amministrazioni con cittadini che non esitano a scendere in strada per impegnarsi per la sicurezza comune. Ma le ronde, per il momento, sono un flop. L’unico atto concreto, in provincia, è un’ordinanza firmata dal sindaco di Musile Gianluca Forcolin.
Nei mesi scorsi erano stati molti gli annunci, i proclami, gli impegni di sindaci e amministratori, soprattutto di enti governati dalla Lega Nord o, comunque, dal centrodestra.
A Jesolo, quasi paradossalmente, è stato proprio il Decreto Maroni a imporre una brusca frenata ai bollenti spiriti leghisti. Lo scorso inverno c’erano drappelli di camicie verdi in tutta Jesolo, «armati» di telefonino per segnalare potenziali pericoli. E’ bastato, dopo le polemiche dell’opposizione, approvare un decreto che le rendeva apartitiche, normate da regolamenti precisi e selezionate, per vedere squagliarsi come neve al sole tutti i volontari della prima ora. Sull’onda dell’ordinanza di Musile anche il Carroccio della vicina Eraclea aveva sollecitato il sindaco Graziano Teso a copiare il collega Forcolin. «E’ l’unica soluzione che possa contrastare i furti nelle case e nelle auto a Eraclea Mare» aveva detto il segretario Giovanni Burato. Alle intenzioni, però, non sono seguiti i fatti. Persino il consigliere Pd Pino Penzo, a Chioggia nel mese di novembre, aveva proposto di ricorrere alle ronde di volontari per presidiare le zone a rischio, dove si registrano vandalismi, danni, furti e consumo di droga. Il Pd aveva fatto (o cercato di fare) di necessità virtù: «Non siamo mai stati favorevoli al decreto Maroni, ma visto che ormai la legge c’è tanto vale tentare di averne un ritorno positivo sfruttandola fino in fondo».
Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire. Di «associazioni di osservatori volontari per la tutela della sicurezza urbana» (questa la definizione esatta contenuta nel Decreto Maroni) finora non c’è traccia ufficiale. Il primo - e finora unico - sindaco che ha fatto un passo concreto, al momento, è Gianluca Forcolin, parlamentare e primo cittadino di Musile. Nel novembre scorso Forcolin ha firmato un’ordinanza che stabilisce l’intenzione di avvalersi degli «osservatori volontari» previsti dal Decreto sicurezza del governo. Forcolin ha fatto da apripista; ma dietro di lui non è arrivato nessuno.
«Al momento non esiste alcuna istanza da parte di nessuna associazione» conferma un funzionario della Prefettura. Come dire: non solo non ci sono ronde già operative o, meglio, «osservatori volontari» regolarmente autorizzati. Ma non ci sono nemmeno, al momento, candidati. Nessun gruppo di cittadini a tal punto amanti della sicurezza pubblica da essere pronti a mettersi in gioco per segnalare a polizia e carabinieri, come recita il decreto, «eventi che possono recare danno alla sicurezza urbana oppure situazioni di disagio sociale».
Non ci sono, quanto meno, nelle forme richieste dal Decreto Maroni. E quindi, di fatto, non esiste alcun presidio autorizzato del territorio che integri, come nelle intenzioni del governo, la vigilanza volontaria sul territorio. Sembra quasi che, dismessa la pettorina verde, sia improvvisamente scemato l’entusiasmo. Oppure, più semplicemente, che ai cittadini svincolati dai partiti (uno dei requisti essenziali per diventare «osservatori volontari») non interessi affatto fare le ronde.
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