Il designer che mette le ali alle bici

Il modello «Aria» di Marco Mainardi sarà premiato a marzo a Taipei
Marco Mainardi, 33 anni di Scorzè, a fianco della sua creazione
Marco Mainardi, 33 anni di Scorzè, a fianco della sua creazione
 
SCORZE'.
Quante volte abbiamo sentito parlare di giovani poco apprezzati in Italia e che hanno trovato soddisfazione all'estero? Bene, uno di questi si chiama Marco Mainardi, ha 33 anni e abita a Scorzè. Di professione fa il disegnatore di biciclette di ultima generazione, bike designer per dirla all'inglese. Si è creato uno studio tutto suo a Treviso ma da noi sembra che crei bici fantascientifiche. All'estero non è così, tanto che alla Fiera internazionale del ciclo di Taipei, capitale di Taiwan, è arrivato tra i primi tre a un concorso al quale hanno partecipato 863 concorrenti da ogni angolo della terra. Marco ha presentato una bicicletta all'avanguardia, «Aria» è il suo nome, nata per cercare di battere il record dell'ora. Se avrà vinto, lo saprà a metà marzo, quando volerà in Asia a ritirare il premio. Intanto essere arrivato sul podio dove di solito s'impongono asiatici e americani, è un successo. E dire che quest'avventura era partita come uno scherzo. «E' stata la mia fidanzata a iscrivermi - spiega Marco Mainardi - e lo scorso luglio mi hanno informato che ero arrivato tra i primi 21. A gennaio mi è giunto l'invito a partecipare alla cerimonia finale. Mi hanno anche detto che ero classificato tra i primi tre e il viaggio sarebbe stato a loro spese. Questo risultato mi permetterà di farmi conoscere nei mercati asiatici, Cina e Giappone soprattutto, ma anche negli Stati Uniti, dove c'è una mentalità più aperta e meno attaccata alle tradizioni. Il contrario di quanto accade in Italia, dove le aziende sono più diffidenti». Con la sua «Aria», Marco vuole spiccare il volo. «Una delle condizioni essenziali del concorso - spiega - è presentare una bicicletta realizzabile. La mia è adatta a puntare al record dell'ora. Non ha freni, cambio e pesa circa 6 chili. E' costruita in carbonio con scheletro interno in magnesio, per darle elasticità e resistenza al tempo stesso. Ma la vera rivoluzione è l'aerodinamica. Se finora si sono studiate bici senza il ciclista in sella, io ho fatto il contrario. Non a caso proprio la sella si comporta in base al movimento dell'atleta e il manubrio non gira ma si sposta avanti e indietro per cambiare direzione. Questo consente al ciclista di non fare movimenti bruschi e di mantenere sempre la posizione. L'ho chiamata «Aria» perché è stata pensata e progettata proprio tenendo conto dell'aria che scivola attorno all'atleta».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia