Il Consorzio Venezia Nuova licenzia i ricercatori
Stop alle attività e ai pagamenti per una cinquantina di consulenti, che si sono rivolti a un legale

VENEZIA. I soldi sono sempre meno, il Mose è a metà dell'opera. E il Consorzio Venezia Nuova adesso riduce il personale. Una lettera di licenziamento è arrivata nei giorni scorsi a 35 tra collaboratori esterni, consulenti e aziende che collaborano con il concessionario dello Stato per la salvaguardia. In tutto una cinquantina di persone. Due righe secche firmate dai dirigenti del pool di imprese che danno in pratica il benservito ai giovani collaboratori, quasi tutti occupati nel settore del monitoraggio della laguna e del Servizio informativo. «Spettabile società, egregio consulente», attacca la lettera, «con la presente si comunica la sospensione delle attività a Voi commissionate nell'ambito del finanziamento Cipe 6, in attesa di trovare un altro capitolo di finanziamento».
Una cinquantina le persone interessate, che già da un mese non ricevono più lo stipendio. E che adesso hanno deciso di rivolgersi a un legale per veder tutelati i loro diritti. «Abbiamo firmato un contratto regolare, che scade nel 2012», racconta uno di loro, «la procedura di sospendere a metà una ricerca già commissionata non ci pare praticabile». Uno «stop» che potrebbe avere ripercussioni molto vaste sull'attività di salvaguardia. Con la riduzione dei fondi statali e l'approssimarsi del completamento del Mose, grandi movimenti interessano il Consorzio Venezia Nuova, creato dalla Legge Speciale nel 1984 per gestire con la concessione unica l'attività di Salvaguardia. Negli ultimi tempi all'interno del Consorzio sono cambiati gli equilibri, e alla parte dei «soci fondatori», guidata dall'ingegnere Giovanni Mazzacurati, si sono affiancati i rappresentanti dei soci e delle imprese.
A cominciare dal presidente della Mantovani Piergiorgio Baita, diventato negli ultimi tempi l'imprenditore di spicco per tutte le operazioni che riguardano la costruzione di strade, infrastrutture, depuratori, e adesso del Lido. Dalla Mantovani proviene anche Maria Teresa Brotto, giovane ingegnere padovano insediata qualche mese fa come amministratore delegato alla testa di Tethis, l'azienda di ricerca pubblico privata che ha sede in Arsenale. Anche qui un cambio di rotta deciso, che provocato tra l'altro l'uscita dalla società di Antonio Paruzzolo, ingegnere fondatore della Tethis diventato assessore alle Attività prooduttive della giunta Orsoni. In Tethis sono arrivati già gli ingegneri Alberto Bernstein e Giovanni Cecconi, dal Consorzio se ne sono andati già gli ingegneri Bigi e Stoccher. E anche la società di ricerca si sta concentrando su attività «collaterali» al Mose. «Il rischio» dicono i ricercatori, «è che si crei un vuoto nella ricerca e nei monitoraggi della laguna. Attività ritenuta prioritaria fino a qualche anno fa.
I 50 ricercatori che si sono visti tagliare il contratto e sospendere i progetti erano in parte dipendenti dello stesso Consorzio prima di essere poi assunti come «esterni». Si occupano a tempo pieno di telerilevamento dei fondali, analisi delle acque e dei sedimenti, delle istruttorie per l'Ufficio di Piano e del modello di Voltabarozzo. Una mole di ricerche che ora rischia lo stop.
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