Il Consorzio licenzia i suoi consulenti Ma il commissario Ossola viene ripescato

I consulenti vengono tagliati. Ma il commissario che li ha nominati, l’ingegnere torinese Francesco Ossola, nel frattempo decaduto, viene ripescato. Una storia senza fine, quella che riguarda la nuova governance del Mose. Il commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova Massimo Miani ha licenziato su due piedi il capo ufficio stampa, il giornalista Antonio Gesualdi, tra i protagonisti negli ultimi anni dell’operazione trasparenza. Con la giustificazione che occorre “tagliare i costi”. «Quell’incarico», ha scritto in una lettera inviata nel pomeriggio del 31 dicembre, «non è indispensabile». Una politica che adesso sembra destinata ad allargarsi, pur con modalità diverse, anche ad altri consulenti. L’ingegnere Cristina Sara Lovisari, collaboratrice dello studio Ossola chiamata a occuparsi di Mose e Francesco Cefis che seguiva i progetti sull’Arsenale. Lo stesso destiono potrebbe toccare presto ad altre figure chiamate dai commissari per garantire pareri affidabili dopo lo scandalo e gli arresti per corruzione del 2014. Nel gruppo ci sono Dino Boni e Mattia Crespi, Mauro Schiaccianoce, Sergio Scanavino e Claudio Rampi. E gli avvocati incaricati dall’altro commissario, Giuseppe Fiengo, per esaminare le richieste di danni causati dalle imprese del Mose. Alfonso Malatesta, MariaTeresa Della Vittoria Scarpati, Enzo De Fusco, Alberto Perulli. Sarà invece sicuramente ripescato l’ingegnere Ossola. 73 anni, studio di architettura a Torino, progettista dello Juventus Stadium, amministratore straordinario del Consorzio dal 2014. Ma mentre il suo collega, l’Avvocato dello Stato Giuseppe Fiengo, si è subito dimesso una volta approvata la legge della nuova Autorità, lui è rimasyo al suo posto. Andando a dirigere le operazioni di sollevamento del Mose.Per questo la commissaria del Mose Elisabetta Spitz ha chiesto che rimanga al suo posto. «Illegittimo» come commissario, ma buono come consulente responsabile dei lavori e della sicurezza del cantiere..
Vicende di cui si discute. Ieri il commissario liquidatore Massimo Miani, che di mestiere fa il commercialista. è stato richiesto di chiarimenti. Giorni delicati, in cui lo stesso Miani sta trattando con i sindacati il passaggio dei dipendenti del Consorzio e delle sue società Comar e Thetis (250 persone) alla nuova Autorità per la laguna e alla società del Mose. E nello stesso tempo firma lettere di licenziamento.
Il caso del giornalista sta facendo rumore. Anche perché il suo contratto scade il 31 dicembre 2021, e nessun preavviso gli è stato inviato. Preoccupa anche il fatto che per “tagliare i costi” si sia cominciato dai piccoli. Posti di lavoro anche quelli, anche se non di dipendenti.
Le consulenze poi non sono uguali per tutti. La commissaria del Mose Elisabetta Spitz, ad esempio, ne ha fatte di nuove e può contare su un budget di un milione di euro scritto nel decreto di nomina. Ma sono soldi del Mose, che vanno per pagare la sua squadra. Di cui fanno parte fedelissimi che lavoravano con lei all’Agenzia del Demanio o a Invimit, la società per la vendita del patrimonio pubblico. Come Elena Nostro, Cinthia Spizzichino, Wilma Cappelli, Maria Luisa Giotta. E poi l’ex vicesindaco Luciana Colle, responsabile della “comunicazione”, l’addetto stampa Alberto Perini, fotografi e informatici. E anche consulenze allo studio legale Lipani-Catricalà per 60 mila euro, alla società Arquilia per il controllo dei bilanci, al dirigente del Demanio Antonio Ronza, alla società «Aqua» per «studiare le opere nel mondo assimilabili al Mose». Ma i costi per ora vanno ridotti solo al Consorzio. Operazioni su cui ambientalisti e osservatori hanno riacceso i riflettori. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia