Il business dei villaggi turistici e delle spiagge per famiglie
Si comincia con il rapimento Pasti: dal 1980 a Eraclea l'ombra della camorra. Usura, pellami e vacanze al centro degli affari

ERACLEA. Gli arresti disposti dalla Direzione distrettuale antimafia vengono da lontano. Perché Eraclea è una località che in fatto di presenza della criminalità organizzata è sempre stata “avanti”. La prima volta che qui si parlò di camorra fu nel 1980. Marco Aurelio Pasti, possidente terriero, fu rapito a 78 anni nella sua villa di Eraclea e liberato a Mantova dopo 18 giorni, con un riscatto di un miliardo di lire. Individuati e arrestati negli anni gli autori del rapimento, una banda di giostrai, ma secondo fonti accreditate in realtà i soldi del riscatto alimentarono investimenti e consolidarono relazioni della camorra in tutta la zona, che proprio in quegli anni stava "esplodendo" dal punto di vista immobiliare, diventando una delle mete della piccola borghesia veneta, trevigiana in particolare.
Attivo a Eraclea era pure Costantino Sarno, arrestato a Caorle nel 1998, figura di spicco del clan Licciardi, con lui sequestrati negozi e società attive, a Eraclea, Caorle, Bibione e Lignano, specie nel commercio di pelli, che la camorra cercava per la sua industria del tarocco, cioè le “copie” delle borse di grandi marchi. Attenzione perché l’industria del tarocco secondo i rapporti Transcrime, è la seconda attività criminale più lucrosa in Veneto dopo lo spaccio di droga: 530 milioni nel 2015 per la droga, 525 milioni per la vendita di prodotti falsi.
Nel 2002 a Cavallino viene arrestato Massimiliano Schisano del clan Mallardo. Latitante, è condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso: stava tornando da Eraclea dov’era stato a “trovare una persona”. Nel 2004 viene arrestato Domenico Celardo, napoletano da anni residente nel Sandonatese. Più volte arrestato per spaccio, intestatario di diverse attività economiche tra cui un ristorante, muore per malattia nel 2011. Nel 2005 va in carcere per traffico di droga nel Sandonatese Salvatore Gemito, formalmente impiegato nell’edilizia. E sempre quell’anno è il turno di Vittorio Persico, arrestato a Bibione e affiliato al noto clan camorristico dei Licciardi. Poco tempo prima è Vincenzo Pernice, sempre del clan Licciardi, a essere catturato a Portogruaro. Nel 2006, nel corso dell’operazione Fenus, vengono arrestate una serie di persone che stavano avviando un’attività di usura ed estorsione tra Jesolo, Eraclea e San Donà. Si tratta di persone di origine campana e pugliese. Sempre nel 2006 Luciano Donadio, imprenditore di origine campane ma da decenni residente in Veneto e attivo a Eraclea nella costruzione di alcuni villaggi turistici come il Villaggio dei Lecci e il Villaggio dei Tigli, patteggia una pena ad un anno e otto mesi di carcere per usura. Donadio ha sempre respinto con decisione le accuse.
Un’altra inchiesta ha investito il litorale orientale veneto con l’arresto di 13 persone, tra cui alcuni napoletani ritenuti vicini alla camorra, un funzionario di banca e il patron del San Donà calcio, Mauro Bugno. Le indagini avrebbero fatto venire alla luce un patto criminale tra un funzionario di banca di Caorle, un imprenditore e diversi pregiudicati di Napoli e Casal di Principe, che in Veneto avevano la loro base a Eraclea.
Nel 2013, proprio Luciano Donadio, che è originario proprio di Casal di Principe, aveva pesantemente accusato l’allora sindaco Giorgio Talon, avversario di Graziano Teso, di aver pilotato le concessioni delle spiagge, danneggiando suo nipote, che partecipava alla gara.
All’epoca Donadio aveva pure denunciato che “la camorra era interessata all’affare” e che “pilotava la gara”.
Il sindaco Talon lo aveva allora sfidato a provare le sue affermazioni in sede giudiziaria. La vicenda si era chiusa lì.
Almeno finora.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche
Video