Il bosco didattico in stato di abbandono «Bisogna salvarlo»

Lo gnomo Mentino non si vede più. E non ci sono più i libri che lasciava per i bambini che facevano visita al suo bosco. Il bosco “Lo Scrigno”, area verde didattica per le scuole, ora è lasciato a se stesso. L’edera avvolge sempre più alberi e i primi hanno già sofferto del suo abbraccio mortale e sono schiantati. Dei sentieri percorsi in via Cadore, fino a qualche anno fa, dai bambini della scuola elementare Tintoretto, ma anche di altre scuole di Mestre, resta ben poco. Soffrono anche i pannelli didattici dove sono elencati fauna e flora dell’area verde incastonata tra palazzi e case singole. Una sistemata servirebbe anche a tavoli e panche. Non grandi lavori di sistemazione, ma che consentirebbero di recuperare uno spazio ideale per le scuole e l’insegnamento sul campo. A chiedere all’amministrazione comunale un piccolo sforzo economico per il recupero di piccolo scrigno verde è Gianluigi Cogo, che si occupa di sviluppare competenze digitali nella pubblica amministrazione. Un lavoro che lo porta a girare l’Italia e a confrontarsi con i nuovi supporti informatici per il lavoro e l’insegnamento. Ma Cogo non ha certo dimenticato che la formazione inizia da solide radici che si possono sviluppare solo se i bambini vengono affascinati dall’insegnamento e dall’ambiente dove questo avviene.
«Abito a ridosso del piccolo bosco ed è un polmone per tutti noi. In passato il Comune ha speso soldi per renderlo area didattica. Ora è un peccato vederlo abbandonato. Sono convinto che basterebbe poco per sistemarlo e a riportarlo a misura di scolaro. Questo sarebbe in linea con gli indirizzi del piano della nuova scuola indicato dalla task force che sta lavorando per il ministero dell’Istruzione», continua Cogo, «Mestre si ritrova un’area già pronta e che potrebbe essere messa a disposizione anche per chi organizza i centri estivi. Tra le altre cose la scuola elementare Tintoretto confina con l’area verde, praticamente aperta la porta i bambini si trovano nel bosco», conclude Gianluigi Cogo.
Ma forse l’amministrazione comunale ha altre idee per quell’area. —
C.M.
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