I trent’anni della Dingo: «Serve un gattile a Mestre»

La Dingo festeggia i trent’anni di attività associativa e lancia un appello affinché venga aperta una struttura che funga da gattile e ricovero anche in terraferma. Attualmente sono 603 i volontari...

La Dingo festeggia i trent’anni di attività associativa e lancia un appello affinché venga aperta una struttura che funga da gattile e ricovero anche in terraferma. Attualmente sono 603 i volontari iscritti alla Dingo e innumerevoli i gatti soccorsi, curati e affidati nel corso di tanti anni. Secondo alcune stime fatte dagli stessi associati sono circa tremila i gatti accuditi o randagi che vivono sull’intero territorio comunale. «I gatti hanno diritto a essere soccorsi e aiutati», sostiene il presidente della Dingo, Marilena De Langes, «e sebbene la politica dell’accoglienza sia aumentata, il randagismo felino è una situazione silente, perché mentre dei cani in branco si può avere paura e possono anche crearsi pericoli, i gatti vivono tranquilli e per lo più nascosti, con il risultato che molte persone non si accorgono della loro presenza e dei loro bisogni. Ma se dall’ultimo censimento del 2013 erano 1.552 i felini che vivevano nelle nostre strade o nei parchi, quando a fine anno verrà ripetuto ci aspettiamo dati almeno raddoppiati».

Sul territorio comunale le “gattare” e gli amanti di questi animali sono moltissimi e svolgono un lavoro prezioso nel portare assistenza sotto forma di cibo e cure. Un centinaio di questi felini sono poi ospitati al gattile di Malamocco, la sola struttura sul territorio comunale. «Lavoriamo raccogliendo i gatti che stanno male o sono piccoli e li portiamo lì per curarli, ma con l’obiettivo di trovare per loro un affido o riportarli poi nelle colonie da cui provengono», aggiunge il presidente della Dingo. «Questo perché il gattile non deve essere un cronicario o una pensione. Il problema è che Malamocco è decentrata e non è facile portarci i gatti dalla terraferma. Da qui l’appello che lanciamo al prossimo sindaco per avere una struttura da trasformare in gattile a Mestre. Penso a Forte Marghera, dove si potrebbe lavorare in collaborazione con l’Enpa e i volontari che già sono attivi in quell’area. Ma serve assolutamente per permetterci di dare una risposta concreta alla situazione».

A Mestre le criticità sono parecchie, con colonie difficili da raggiungere e gatti da spostare, come nel caso di via Kolbe, a causa dei lavori di bonifica. «E poi non si riesce ad avviare una collaborazione reale con supermercati o ristoranti per avere il cibo che avanza, quando sarebbe invece un grande aiuto per sfamare i felini che seguiamo», conclude la De Langes. «Al futuro sindaco chiediamo inoltre che si faccia una convenzione con l’Asl 12 per una maggiore apertura dell’ambulatorio e con i veterinari privati; che si crei un piano di sicurezza con la polizia locale per contrastare maltrattamenti e uccisioni; la ricostituzione della Consulta per i diritti degli animali e si promuova l’educazione zoofila nelle scuole».

Simone Bianchi

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