I marmi di San Marco uno studio di Bizzarini

lo studio
Il Marmo Proconnesio e la Breccia di Tessaglia. il porfido rosso d’Egitto e il marmoPario, granito, Styrium, Cipollino rosso e verde di Tessaglia. Nomi antichi, che descrivono le numerose quantità di pietra colorata e di marmi impiegati nella costruzione e nell’ornamento delle chiese e degli edifici veneziani. L’esempio più famoso è la Basilica di San Marco, dove la varietà e la quantità di marmi preziosi non ha eguali al mondo. Li ha studiato Fabrizio Bizzarini, esperto di rocce e fossili, che ha dato adesso alle stampe un volumetto sui “Marmi colorati e le pietre da costruzione a Venezia”, edito dalla Società veneziana di scienze naturali. Un’opera che si ispira ai tanti lavori e alle scoperte fatte nel settore petrografico da Lorenzo Lazzarini, docente Iuav tra i massimi esperti al mondo.
Ecco allora la piccola rassegna delle varietà marmoree che si possono trovare a Venezia. I pilastri Acritani, in marmo Proconnesio, in piazzetta tra la Basilica e il palazzo Ducale. I Tetrarchi in marmo rosso di Verona. Il marmo Pario, proveniente dall’isola di Paros nell’Egeo, arcipelago delle Cicladi. Le pietre delle cave di Skyros. Il prezioso marmo Tenario, rosa e rosso, estratto nelle cave di capo Tenao, nel Peloponneso. E poi le pietre per la pavimentazione delle chiese e gli ornamenti dei palazzi del Rinascimento.
«La prima chiesa di San Marco fu impreziosita con marmi provenienti da Jesolo, da l monastero di Sant’Ilario e dai depositi di Torcello», scrive Bizzarini nel capitolo dedicato ai marmi di tradizione romano-bizantina, «poi arrivarono gli altri». Una meraviglia costruita dall’arte di 1600 anni». —
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