I genitori di Anastasia sentiti 2 ore in questura
Dopo aver sepolto la figlia accanto a Biagio Buonomo, l’uomo con cui stava costruendo un futuro assieme, ieri i genitori di Anastasia Shakurova, la 30enne russa soffocata da Stefano Perale, sono...

Dopo aver sepolto la figlia accanto a Biagio Buonomo, l’uomo con cui stava costruendo un futuro assieme, ieri i genitori di Anastasia Shakurova, la 30enne russa soffocata da Stefano Perale, sono tornati a Venezia. Un passaggio necessario perché il papà e la mamma della giovane sono stati sentiti dalla polizia giudiziaria che sta indagando sul duplice omicidio, su delega del pubblico ministero Giorgio Gava. Per due ore i genitori di Anastasia, assistiti dagli avvocati Monica Marchi e Giorgio Moro, hanno parlato con i poliziotti fornendo quelle che tecnicamente vengono chiamate “spontanee dichiarazioni”. La mamma e il papà della ragazza sono stati invitati a ricordare il passato della figlia, a ricostruirne la personalità e il rapporto con il fidanzato Biagio, a fornire tutti gli elementi che potrebbero essere utili agli inquirenti che stanno lavorando al caso.
Un viaggio nel passato e nei ricordi non facile, carico di dolore, pensando alla figlia, incinta al quinto mese di un maschietto, che è stata soffocata dall’insegnante di inglese con un panno imbevuto di cloroformio dopo essere stata stordita con un cocktail a base di un potente sonnifero. Sui contenuti delle spontanee dichiarazioni dei genitori di Anastasia vige il più stretto riserbo.
La mamma e il papà della ragazza resteranno in Italia ancora qualche giorno, giusto il tempo necessario per concludere le pratiche burocratiche anche con l’aiuto dell’Ambasciata russa, dopodiché torneranno in Siberia, da dove era partita anche la trentenne per venire in Italia.
Ieri, intanto, gli avvocati di Stefano Perale, Matteo Lazzaro e Nicoletta Bortoluzzi, hanno depositato l’istanza al tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione del loro assistito che si trova recluso da domenica 18 nel carcere di Santa Maria Maggiore, sotto osservazione del personale di polizia penitenziaria e supportato dal punto di vista psicologico dai professionisti che lavorano nel penitenziario. Il ricorso verrà discusso entro una quindicina di giorni.
(ru.b.)
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