I fratelli volevano taroccare anche il rum

I fratelli albergatori Elia e Filippo Dori avevano il pallino di fare soldi in maniera truffaldina. Infatti dopo i capi di abbigliamento con le false griffe, volevano mettere sul mercato confezioni di rum normale “griffandolo” con la nota marca Zacapa. E inoltre non si facevano remore nemmeno delle disgrazie altrui se stavano acquistando un migliaio di cassette per elemosine allo scopo di una raccolta fondi in nome di “imprenditori in difficoltà”. Soldi che in realtà volevano mettersi in tasca. I due fratelli, titolari del Venice Hotel Villa Dori di Marghera, sono stati arrestati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione e alla produzione di prodotti contraffatti. Con loro sono indagate altre 28 persone.
Le nuove “iniziative” dei fratelli arrestati venerdì emergono dalle intercettazioni compiute dai finanzieri padovani diretti dal colonnello Luca Lettere. Intercettazioni durate all’incirca un anno. Prima di essere scoperti avevano penato di mettere in piedi due nuovi business. Convinti che si potesse guadagnare bene e con basse produzioni mettendo sul mercato pezzi pregiati contraffatti. Discorso che valeva per i capi di abbigliamento ma pure per grandi firme del food and bevarage. Ecco allora che si convincono di vendere rum Zacapa contraffatto. Si tratta di un distillato di lusso del quale una bottiglia da 40cl può costare anche 100 euro. Prodotto in Guatemala è stato creato nel 1976 per celebrare l’omonima città. I fratelli Dori, prima dell’arresto, stavano cercando un artigiano del vetro per produrre le bottiglie che sono particolari, mentre loro si dovevano occupare della stampa delle etichette. Già avevano individuato un produttore di rum a cui affidare la fornitura del liquore che certamente non poteva raggiungere la qualità del “fuoriclasse” proveniente dal sud America. Ma prima sono arrivati i finanzieri e addio Zacapa taroccato.Un altro business che volevano mettere in piedi dimostra quanto fossero senza scrupoli. Infatti, sempre alla intercettazioni, si scopre che si volevano acquistare delle cassette per elemosine da posizionare in bar, punti di ritrovo pubblici e ristoranti. Lo scopo era quello di raccogliere fondi in nome degli imprenditori in difficoltà, vittime della crisi. Si erano informati quanto una cassetta può rendere in un anno e quando hanno scoperto che può garantire, a chi la posiziona, anche diecimila euro, hanno deciso di acquistarne mille. Sono del tutto uguali a quelle che onlus varie lasciano nei locali pubblici e dove chi lo vuole può lasciare un’offerta da destinare alla causa di cui si è fatto carico il promotore ella raccolta fondi. Loro in realtà degli imprenditori in difficoltà poco importava e dalle intercettazioni si è capito che volevano intascare il denaro raccolto. Questo business doveva essere organizzato da Garantica, la loro onlus.
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