I custodi delle tartarughe «Il nostro lavoro in mare tra salvataggi e autopsie»

parla l’esperto
Una trentina di carcasse, ma anche due tartarughe spiaggiate che erano ancora vive. Questo il bilancio estivo dei ritrovamenti dei ricercatori del Cert (Cetacean strandings emergency response team), che fa capo al Dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione dell’Università di Padova, che anche due giorni fa sulla spiaggia di Sottomarina hanno recuperato cinque tartarughe morte e una piccolissima ancora viva. Il cucciolo è stato subito preso in cura dalla Stazione idrobioligica di Chioggia e appena possibile sarà trasferita al Cras di Polesella alla Clinica veterinaria del benvenuto. Nel Veneto da inizio anno sono state recuperate 95 tartarughe morte, un terzo delle quali nel litorale a sud, nel tratto tra Sottomarina e Rosolina.
«I ritrovamenti avvengono nel periodo tra maggio e ottobre», spiega Guido Pietroluongo, medico veterinario del Cert, esperto in animali marini, «Ad agosto però gli spiaggiamenti sono pochissimi perché gli animali sono disturbati dal flusso di persone. L’attività è stata continua, anche venerdì abbiamo recuperato cinque carcasse. È stato bello però perché finché stavamo recuperando gli animali morti, ci hanno chiamato per segnalarci la presenza di una sesta tartaruga e quando siamo arrivati l’abbiamo trovata viva. Una tartarughina in difficoltà ma viva. L’abbiamo trasferita per le prime cure alla Stazione idrobiologica di Chioggia e da lì sarà poi trasportata al Cras (Centro recupero animali selvatici) di Polesella. È la seconda che recuperiamo viva, un’altra l’avevamo trovata il mese scorso e l’abbiamo liberata una settimana fa. Sulle carcasse eseguiamo sempre l’esame autoptico per capire le cause del decesso. Spesso lo stato di decomposizione è tale che non riusciamo nemmeno a capirlo. Sui cadaveri più freschi individuiamo le cause che sono molteplici: patologie, vecchiaia, cause antropiche (catture accidentali sulle rete dove poi muoiono annegate, ferite provocate dai natanti). Non c’è una prevalenza di sesso o di età».
Pietroluongo torna anche sugli episodi avvenuti a inizio agosto quando qualche bagnante è stato morso dalle tartarughe durante il bagno. «Sono stati episodi circoscritti, 3-5 persone in un paio di giorni», spiega l’esperto, «È bene ricordare che sono animali innocui ma pur sempre selvatici, se si sentono minacciati o disturbati nel loro ambiente possono reagire per difendersi. Ci siamo confrontati con gli assistenti bagnanti che ci hanno aiutato a educare i bagnanti sul giusto comportamento da seguire: se si trova una tartaruga in acqua bassa si mantiene la distanza, non si fa rumore, non si insegue e non si tocca. Se è in difficoltà si allerta il 1530 della Capitaneria che poi attiva la rete del soccorso di cui fa parte anche il Cert». —
Elisabetta B. Anzoletti
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