«I Comitati privati ora si impegneranno per la manutenzione e non solo i restauri»

«Venezia deve essere tutelata sotto l’aspetto monumentale, ma anche sotto quello ambientale e della sua vivibilità, salvando anche il suo essere città vitale e non un museo a cielo aperto. Per questo ora pensiamo alla predisposizione di una nuova Carta di Venezia, nata nel 1964 per fissare i principi di tutela e di restauro del patrimonio artistico e architettonico, che metta al centro della difesa delle città storiche anche gli effetti dei mutamenti climatici e il rischi connessi al sovraffollamento turistico».
Paola Marini, presidente dei Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia spiega così la svolta maturata negli oltre venti comitati dall’acqua alta eccezionale del 1966 hanno preso a cuore la città, contribuendo in maniera determinante al restauro e alla difesa del suo patrimonio artistico e architettonico. Ma ora tutto questo non basta più.
«Si è pensato a lungo che l’alluvione del 1966 fosse un fatto quasi irripetibile» spiega ancora la dottoressa Marini «ma quello che è avvenuto il 12 novembre ci ha fatto capire come fenomeni devastanti di questo tipo possono purtroppo ripetersi, anche con maggiore frequenza. Per questo i Comitati privati continueranno a restaurare i dipinti di Veronese o Tintoretto, o gli altari delle chiese, ma devono pensare anche e di più alla manutenzione della città, alla desalinizzazione dei pavimenti colpiti dall’acqua, all’architettura anche minore, sull’esempio diversi anni fa il comitato britannico Venice in Peril Fund contribuendo al restauro di una casa comunale di edilizia convenzionata in calle de le Beccarie a Cannaregio. Per questo ad esempio ora Save Venice ha avviato una raccolta fondi per interventi che riguardano l’acquisto di pompe idrauliche e di paratie da installare nelle chiese veneziane per difenderle dalle prossime aggressioni dell’acqua alta o pensano alla stesura di un protocollo di interventi di prima emergenza per la messa in sicurezza del patrimonio».
E osserva ancora: « Finora ci siamo occupati soprattutto di restauri in questi oltre cinquant’anni di attività a Venezia, ora dobbiamo anche dedicarci alla manutenzione, altrettanto se non più importante. E la sfida è convincere ora mecenati e finanziatori a investire non più e non solo sul restauro di una tela di Tintoretto o di Tiziano, come si è fatto in questi anni, ma anche sulla protezione periodica con nuovi prodotti non di tipo chimico dall’azione disgregante dell’acqua salata di un pavimento come quello a mosaico della Ca’ d’Oro, come si è impegnato a fare annualmente l’Istituto Veneto dei Beni Culturali».
C’è una comune condivisione da parte dei Comitati privati su questo nuovo obiettivo di sostegno per la città e anche la stesura della nuova Carta di Venezia - per la quale presto inizieranno gli incontri preparatori - va appunto in questa direzione.
Anche se l’Unesco. - come riferiamo a parte - li ha un po’ abbandonati, i Comitati privati restano più che mai determinati a battersi per Venezia e il suo mantenimento. Ma il traguardo diventa ora quello di allargare lo sguardo a tutti i problemi della città riferita anche alla comunità che la abita e non solo che la visita e di svolgere quindi, in qualche modo, anche un’azione “politica” a livello internazionale per la sua salvaguardia anche dal punto di vista ambientale e della tutela dell’eccessiva pressione dei flusasi turistici. Un’azione che diventa di importanza fondamentale anche per il futuro della città. —
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