I cacciatori di tempeste aumentano anche in Italia

DOLO. Libri, articoli e soprattutto molta esperienza sul campo. Per diventare “cacciatori di tornado” serve, in una sola parola, passione. Oltre a un pizzico di fortuna. Stefano Salvatore, piemontese, è uno “storm hunter”, un cacciatore di tempeste, da anni: «Per farlo ci vogliono anzitutto conoscenze generali di meteorologia», spiega, «solo analizzando modelli fisico-matematici infatti si può individuare una zona a potenziale formazione di temporali e posizionarsi lì in attesa degli eventi. Che spesso sono imprevedibili e quindi bisogna accettare anche un margine di errore di 20, 30, 40 chilometri».
Ma è dall’analisi dei modelli che si possono scoprire informazioni come la direzione di spostamento del temporale, la tipologia e, a grandi linee, anche l’intensità. «Per fare un esempio», continua Salvatore, «nel caso del tornado di Dolo, alcuni cacciatori erano partiti apposta dal Piemonte prima del verificarsi dell’evento. Quel giorno infatti i modelli erano chiari e la possibilità di forti temporali a supercella elevata. Poi se ci aggiungiamo i valori di temperatura e umidità al suolo si sapeva già che le eventuali grandinate sarebbero state notevoli. Ciò che non si sapeva (e che non si saprà mai) è se il probabile temporale avrebbe creato un tornado. C’erano degli indizi, ma di fatto prevedere i tornado è impossibile. In realtà il giorno prima, il 7 luglio, gli indici maggiori erano stati tra Veneto e Friuli, quindi diverse decine di chilometri più a est».
Se si è fortunati però, si può individuare, a grandi linee, la zona: «A quel punto ci si posiziona lì e si aspetta, anche a lungo se necessario», spiega Salvatore, «non appena il temporale si forma, si cominciano a seguire i radar, che sono in grado di mostrarci su una mappa le precipitazioni e la loro intensità. Da queste informazioni si possono capire la tipologia del temporale, la direzione precisa, dove grandina. Così ci si comincia a spostare, con vere e proprie tecniche di caccia. Diciamo che ci sono alcune zone del temporale più fotogeniche e spettacolari e magari in quelle zone è più probabile che si formi un tornado». (f.d.g.)
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