Guasti al Mose? Ecco le navi auto affondanti per bloccare la marea a Venezia

Presentato al Ministero il progetto Arca. L’ingegnere Antonio Ieno e il ricercatore Georg Umgiesser: «Nessun impatto, costi ridotti. Funziona in caso di emergenza»
Un rendering del progetto Arca
Un rendering del progetto Arca

VENEZIA. Navi autoaffondanti in bocca di porto per proteggere Venezia dalle alte maree. Torna di attualità il progetto “Arca”, ideato a metà degli anni Duemila dall’imprenditore Antonio Ieno, all’epoca scartato in favore del Mose. Ora adeguato e inviato al Provveditorato alle Opere pubbliche e al ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini.

Possibile rimettere in discussione un progetto che ormai è giunto al 95 per cento di realizzazione? «Le difficoltà emerse negli ultimi tempi e l’aumento del livello del mare», dice l’ingegnere, «rendono di nuovo attuale la nostra idea. Di scarso impatto, economica e di grande efficacia. Potrebbe funzionare anche in caso di guasti o di problemi alle paratoie del Mose».


Cos’è Arca? Scafi autoaffondanti per chiudere i varchi alle bocche di porto. Realizzati a Trieste, automazioni a cura della Siemens, progettazione idrauliche dell’ingegner Robis Camata. Potrebbero essere disposti in doppia fila, ricavandone all’interno conche di navigazione per consentire il transito delle navi. In estate potranno essere rimosse. Costo per le tre bocche di porto, circa un miliardi di euro. «Ma nessuna base in calcestruzzo, nessun sistema sofisticato sott’acqua», dice Ieno, « costi di manutenzione bassi».

Per movimentare le navi si utilizzerebbero grandi eliche che poi in fase operativa potrebbero essere utilizzate anche per pompare acqua dalla laguna al mare. «Interessante vedere cosa succede», dice il ricercatore del Cnr Georg Umgiesser, che ha collaborato al progetto, «il sistema sarebbe in grado di pompare fuori dalla laguna 30 metri cubi al secondo. Nel 1966 l’acqua dei fiumi aveva causato un sovralzo di 48 centimetri del livello in laguna».

Utopia? L’ingegnere ci crede. «Il nostro progetto Arca», dice, «si integra con quello per la difesa di San Marco, il progetto Papa. Non ci hanno ancora risposto. La difesa è poco costosa, 3-4 milioni».

Un’idea vista con favore anche da tecnici e ambientalisti. «Si potrebbe in quel modo sperimentare», dice Stefano Boato, «cosa succede rialzando il livello di profondità della bocca di porto di Lido. Per fare questo bisogna però portare le grandi navi fuori dalla laguna».


Interesse alla proposta viene espresso anche dal professor Luigi D’Alpaos. «Ha degli aspetti molto utili», dice, «il sistema può aggiungere resistenza all’acqua che entra. Ma soprattutto è interessante dal punto di vista della creazione della conca. E toglierebbe ogni dubbio sul pericolo delle risonanza. In caso di emergenza o di malfunzionamento delle paratoie potrebbe essere azionato d’urgenza, dicono, e in 15 minuti la nave sarebbe affondata. Su quanto poi il sistema influisca per ridurre le acque alte bisognerebbe studiare, sperimentare, avere dati. Purtroppo tutto questo andava fatto prima». Intanto Ieno fa sul serio. Ha registrato al protocollo del Provveditorato la sua proposta. «Adesso mi aspetto una risposta». —
 

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