Guardia giurata confessa le rapine al supermarket

di Giorgio Cecchetti
VENEZIA. Alle domande del giudice, durante l’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto, si era avvalsa della facoltà di non rispondere, ma ieri la guardia giurata veneziana Daniela Biasioli ha confessato davanti al Tribunale del riesame presieduto dal giudice Angelo Risi e alla fine ha ottenuto gli arresti domiciliari, così come aveva chiesto il suo difensore, l’avvocato Giorgio Pietramala. Prima di lei già Fabio Venier aveva ammesso di aver compiuto i «colpi» nei due supermercati di Margherra, affermando di aver sbagliato e che gli dispiaceva per chi era rimasto coinvolto.
Ieri, la 55enne guardia giurata ha sostanzialmente ammesso le contestazioni che gli erano state mosse con l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Barbara Lancieri sulla base delle indagini dei carabinieri coordinati dal pubblico ministero Laura Cameli. I tre devono rispondere di due rapine, ai danni dei supermercati "Prix" e "DiPiù" di Marghera. Il primo «colpo» avviene il 5 novembre 2011: azione rapida, poi la fuga e bottino da 5 mila euro. Alle 8,15, la sola dipendente che si trovava vicino alle casse, si è sentita bloccare da dietro e puntare qualcosa alla schiena da parte di un uomo, si presume una pistola. Il 24 novembre è la volta del "Prix" di via Parco Ferroviario. Qui sono tre i banditi che entrano in azione: sequestrano il direttore che stava per aprire il negozio. Lo costringono a consegnare il denaro della cassa, 2.000 euro, lo legano, lo imbavagliano e scappano.
Stando agli inquirenti, la guardia giurata era quella che passava le informazioni, insomma avrebbe svolto il ruolo di basista. Ma ieri avrebbe confessato anche di aver progettato un furto al Museo Correr e la conferma è arrivata dal fatto che in casa sua i carabinieri avevano trovato la chiave di una delle porte di servizio del museo di piazza San Marco. Avrebbero dovuto rubare una o più opere d’arte, ma poi non se n’era fatto più niente perché chi avrebbe dovuto penetrare nelle sale con le opere d’arte non era all’altezza di mettere a segno un furto del genere. I carabinieri avevano anche intercettato una sua telefonata in cui a un certo Luca diceva: «Ti ho portato anche le chiavi. Se è il caso, vanno adoperate, altrimenti me le devi restituire».
E’ in carcere, invece, Martina Tiozzo, difesa dall’avvocato Fabrizio D’Avino. La giovane donna, durante l’interrogatorio, ha risposto alle domande ma ha negato decisamente di aver compiuto le due rapine. Il difensore ha già ha presentato ricorso al Tribunale del riesame, che esaminerà la sua posizione il prossimo 14 giugno.
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