«Grazie al paese che non dimentica la nostra Cristina uccisa dalla mala»

Le parole commosse della zia della Pavesi, morta nel 1990 A lei e al giudice Pavone è stato dedicato un murale
Alessandro Abbadir
La figlia del Giudice Pavone e la Zia di Cristina Pavesi Campolongo Maggiore - Inaugurazione Murale in memoria del Giudice Pavone e di Cristina Pavesi Mestre, 23/05/2021 Lorenzo Pòrcile
La figlia del Giudice Pavone e la Zia di Cristina Pavesi Campolongo Maggiore - Inaugurazione Murale in memoria del Giudice Pavone e di Cristina Pavesi Mestre, 23/05/2021 Lorenzo Pòrcile

CAMPOLONGO

«Un grande ringraziamento va a Campolongo: senza Campolongo e tutte le iniziative che hanno fatto per Cristina, sarebbe stata dimenticata». Sono state queste le parole ieri mattina di Michela Pavesi, la zia di Cristina che ha partecipato a Campolongo ad una messa e all’inaugurazione del murales “Mai più Mafia” dedicato a Cristina Pavesi, vittima della mafia del Brenta, e al giudice Francesco Saverio Pavone, morto a marzo 2020. Con le sue indagini, il giudice Pavone contribuì a far incarcerare e condannare proprio l’ex boss Felice Maniero. Cristina Pavesi, invece, è la studentessa di Conegliano morta a 22 anni nel dicembre 1990 nell’attentato al treno portavalori della banda Maniero a Vigonza.

La giornata è cominciata con la messa che è stata celebrata nel giardino dell’ex boss della mafia del Brenta, officiata da don Giorgio de Checchi dell’associazione Libera. Il sacerdote ha sottolineato il grande valore della cultura della legalità.

È stata poi scoperta una targa dal sindaco Andrea Zampieri e dalla zia di Cristina Pavesi, Michela, in cui si dedica l’edificio che fu la casa del boss (che è diventata casa delle associazioni comunale) proprio alla memoria della ragazza uccisa dalla mala del Brenta. «Per Campolongo», ha detto il sindaco Zampieri, «è un momento di svolta. Quello che fu un luogo dedicato al male, ora è dedicato al bene». Un concetto ribadito anche dall’assessore alla Cultura Mattia Gastaldi. Altri momenti di commozione poi durante l’inaugurazione del murales realizzato da due giovani artisti della zona, Francesco Trolese e Matteo Argenti. Un murale che ricorda i volti del giudice e di Cristina.

«Gli artisti», ha spiegato commossa la figlia del giudice, Antonella, «hanno colto davvero il volto e lo sguardo di mio papà. Io che amo l’arte, la scrittura e la pittura sono rimasta subito molto colpita da quest’opera». Anche la zia di Cristina ha ricordato come sia stato rappresentato benissimo lo sguardo della nipote, la sua vitalità e i suoi occhi che erano blu. L’assessore alla legalità del Comune Luca Callegaro ha ricordato invece come l’idea di fare un dipinto in ricordo del giudice e di Cristina a ridosso delle scuole gli sia venuta dopo aver visto le frasi offensive e gli atti vandalici compiuti proprio lì da alcuni ragazzini.

Commosso anche l’intervento dell’ex assessore Roberta Vianello che ha ricordato il grande valore nel corso degli anni del concorso letterario nazionale ed internazionale organizzato dall’associazione “Mondo di Carta” e dalla sua presidentessa Oriana Boldrin in ricordo della Pavesi. Non è mancata infine a margine una la polemica da parte del consigliere del Pd Stefano Molena. «Esprimo», dice Molena, «amarezza per la negligente mancanza di ricordare, da parte dell’assessore Mattia Gastaldi, credo volutamente che la ex villa Maniero, ora sede delle associazioni “Cristina Pavesi”, è stata per anni, in collaborazione con le passate amministrazioni, la sede di un’associazione che ha contribuito alla lotta contro la mafia, ovvero l’associazione “Affari Puliti” di cui è stato ideatore e promotore il compianto ex assessore Paolo Bordin».

Una replica arriva dall’assessore Gastaldi: «Non c’è stata nessuna volontà di non ricordare Bordin, a cui anzi un mese fa abbiamo dedicato un’area verde. Non era quello solo quello il momento di fare la cronistoria di tutte le persone che hanno contribuito alla crescita del territorio di Campolongo e alla legalità dagli anni Novanta in poi, fra le quali Bordin c’è sicuramente». —

Alessandro Abbadir

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