Grandi navi, l’Unesco vuole inserire Venezia nella “black list” come Liverpool e Vienna. «Danno d’immagine»
La città lagunare rischia il declassamento pur senza conseguenze
dirette, tuttavia ne risentirebbe il prestigio e il richiamo turistico. Bandarin: «Sarebbe grave»

Il retroscena
Cosa succederebbe a Venezia se finisse nella cosiddetta – tanto temuta – “black list”? Concretamente nulla, ma il prestigio e la reputazione della città cadrebbero a picco, gettando inoltre un’ombra sul governo, incapace di aver trovato soluzioni in tempi rapidi per le grandi navi. Sull’orlo della lista nera ci sono anche il centro storico di Vienna, minacciato dalla costruzione di grattacieli ultramoderni; il porto di Liverpool, aggredito da una selvaggia speculazione immobiliare che ha trasformato lo skyline della città dei Beatles, e la barriera corallina di Canberra che rischia di assistere alla morte dei coralli. Luoghi che per la loro peculiarità e unicità l’Unesco aveva accolto tra le proprie braccia, ma che adesso potrebbero finire in castigo.
L’incontro in programma a Pechino da metà a fine luglio deciderà la sorte dei siti accusati di non aver fatto abbastanza, come Venezia.
«La black list è un meccanismo dell’Unesco per segnalare un grave problema», spiega il veneziano Francesco Bandarin, già direttore generale del patrimonio culturale Unesco e già direttore del Centro Patrimonio Mondiale Unesco. «Questo grave problema può dipendere o da fattori naturali come siti distrutti da terremoti o conflitti, oppure quando un governo non è in grado di mantenere le indicazioni date dall’Unesco».
Nel caso di Venezia, il problema grave sarebbero le grandi navi, come già emerso due anni fa quando per la prima volta Venezia era stata avvertita dall’Unesco del pericolo di finire nella lista nera. «Se Venezia finisse nella black list sarebbe un segnale d’allarme e il sito perderebbe prestigio», prosegue Bandarin. «Non succederebbe nulla di concreto, ma sarebbe una segnalazione a livello internazionale del fatto che c’è un grosso problema sulle decisioni che il governo deve prendere».
Se Venezia finisse nella black list potrebbe uscirne, seguendo le indicazioni dell’Unesco che a quel punto intensificherebbe il monitoraggio della gestione della città. La questione si trascina da tempo e non riguarda soltanto le grandi navi, ma anche la gestione del turismo.
Sulle grandi navi però questa volta l’Unesco non ha concesso più del tempo, dicendo categoricamente che non devono più passare. Dalla tragedia della Costa Concordia la crocieristica è uno dei temi più caldi in città, come si è visto nell’ultima manifestazione con i lavoratori del porto da un lato che festeggiavano il ritorno della Msc Orchestra e gli ambientalisti dall’altro che ne contestavano la presenza a Venezia.
In quell’occasione sia il vicesindaco Andrea Tomaello che l’assessore al Turismo Simone Venturini si erano schierati a favore dei lavoratori, sostenendo che l’unica soluzione per mantenere l’occupazione e impedire il passaggio delle navi da crociera in Bacino, è Marghera.
Lo scorso 12 maggio la Camera ha convertito in legge il decreto approvato dal governo a fine marzo, in cui si stabilisce che le grandi navi non possono più passare in laguna. Roma ha previsto un concorso di idee per un porto off-shore il cui bando dovrebbe essere pubblicato il 29 giugno, indicando Marghera come soluzione provvisoria.
Tuttavia, dopo aver diffuso al mondo il messaggio che i colossi galleggianti non si sarebbero mai più visti passare davanti a San Marco, nemmeno un mese dopo, il 5 giugno, la Msc Orchestra è passata per il canale della Giudecca.
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